Circa un anno e mezzo fa, prima della maturità del carrarino, in un pezzo su Musetti e Shapovalov avevo riportato:” Musetti sale dalle profondità marine. Com’è difficile recintare il mare? Il regno di Poseidone rappresenta il regno delle emozioni e dell’istinto primordiale, la zona pre-conscia della nostra psiche. La genialità. Regno tanto bello ed affascinante quanto tendenzialmente maniacale e torbido.
Tendenzialmente, questi tipi, giocano più per il pubblico che per sé stessi, in scenari da cineteca. C’è una certa dose di masochismo, che tiene botta, più in Musetti che nell’altro. Musetti è in connessione con le profondità marine, un sommozzatore dell’anima proteso verso gli altri più che su sé stesso. Proteso sicuramente verso chi gli sta attorno, fatica a capire il caos calmo che ha dentro. Un navigatore solitario in mezzo a un mare di emozioni. Perciò dovrà cercare di tenersi insieme in futuro. Questo è l’obiettivo per rimanere ad alti livelli. L’altro è proprio in default neuronale, non sapendo nemmeno se si trova dove si trova (infatti sarà molto dura superare l’olandese B.V.D.Z). Inseguono sogni sfuggenti e chimere al gusto che non c’è. Entrambi. La bestemmia in Musetti, è più un atto di difesa, di catarsi esistenziale e di ricerca d’aiuto per l’impotenza terrena, che una blasfemia contro il Signore. Lo scenario è quello di un film. Non manca nulla.” In altro pezzo sempre prima della maturità 1 anno fa era riportato :” La mano è di velluto. Ora deve controllare le emozioni ed è la parte più ostica. Sta sempre nel ridimensionare le aspettative fuori quota e tenere i piedi per terra. Fantasticare di meno e giocare di più. Pensare troppo non serve . Il pensiero magico è di chi deraglia e si perde. Fantastica e va in sciolta. Resettare punto dopo punto. È chiaro che le persone più sensibili sono poco adatte a sport dove devi tenere il controllo e non lasciarti prendere dallo sconforto. Ma bisogna imparare a stare in campo con una modalità più distaccata. Se devi giocare e ti porti dietro il fardello di un sacco di pensieri che poco c’entrano col qui e ora, sei finito. L’attivarsi sin dall’inizio passa attraverso una qualità di pensiero più elevata e pulita. Di sicuro lavorando anche dal punto di vista di un tennis più percentuale e meno rischioso, proteggendo il rovescio, giocando più di tigna e servendo meglio, anche il pensiero si pulirà da scorie e, Musetti, potrà togliersi qualche bella soddisfazione. Non pioverà per sempre e dopotutto domani è un altro giorno. Al mercato c’è spazio per tutti: i folli, le reginette per una notte, i cinici e quelli più riservati, gli avventurosi e i timidi, quelli che danzano meglio di altri e quelli che impugnano manganelli più che racchette. Prima o poi, si troverà una strada. Salendo dagli abissi del mare.”
Sempre 1 anno fa su Alcaraz – dopo la finale di Parigi 2025 – per il Dittatorino di Murcia, era riportato: “E come un lupo solitario e affamato. Diventa più efferato dentro al tempo che sfiamma. Se ti trovi al bordo della frontiera, vicino alla linea base rischi di incipampare e perdere l’equilibrio. Non hai riparo. Non hai piedi che possano fare da perno, è tutto come la forza centrifuga dopo lo stacco da terra di un saltatore verso l’alto. Ti porta da un’altra parte. Questa è la cruda e reale brutalità e ancor più ostico risulta sostenere questi spari oltre le 3 ore e 30, mentre inesorabimente ti avvii al patibolo del quinto set. Il commento tecnico alla tv, ingenuamente dice che al quinto si ha il vantaggio di servire per primo o altre amenità. Alcarezza ha vinto mostrandosi nella più brutale espressione astratta tra scarabocchi randomizzati, cuori infranti dal sangue arterioso e angoli senza uscita. Alcaraz ti spezza il cuore e uccide le speranze di chi guarda. Se sono parenti, scappano. Si rifugiano in giochi psichici cercando la spiegazione della deriva altrove. Alcaraz dice una cosa simile a “come è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire”. Lui sentenzia: “bisogna trovare gioia nella sofferenza”. Anche la brutalità lascia spazio a una dichiarazione ossimorica da copione . Volevamo stupirvi con effetti speciali, come liberi pensatori. Ma andate sempre a vuoto Ferrero e soci. Prevedibili e scontati come uno 0,99 sui pomodorini pachino alla lidl.”
Le quattro righe su Musetti riportate sopra cercavano una spiegazione, al senso di vuoto e alienazione che si prova quando si ha un talento fuori quota, ma si deve trovare la chiave per gestire la sofferenza e trasformarla in gioia. Come dichiarato in un’intervista dal suo rivale. Gioia che Musetti ha trovato diventando padre. Ecco, domani dovrà dimostrare di essere un “padre padrone”. Padrone delle emozioni e padrone del campo preso tutto insieme. Nella sua geometria perversa, nel suo essere fradicio e paludoso, scontroso e scivoloso, santo e puttaniere, troppo lungo e largo per starci dentro, ma di colpo corto e indecifrabile, rimbalzante.
Nella semifinale 2025 si scontrano due mondi differenti, due modi diversi di vedere la vita.
Musetti è un po’ l’altro da-qui, da questo mondo, prende un po’ la distanza dal presente che fa dell’esistere una banale sequenza di eventi ripetitivi. La sua tensione è rivolta all’Altro, a tutto ciò che sostiene il presente, la forma del presente, la forma di ciò che appare, nel senso che sta sotto, attorno, in qualche luogo indefinito. E’ la percezione di qualcos’altro che ci sta intorno, che viaggia invisibile nello spazio-tempo. E’ un po’ la caosi, che nell’antichità era la personificazione del vuoto primordiale, anteriore alla creazione del tempo, in cui l’ordine non era ancora stato imposto agli elementi. Caos è l’acqua primordiale, liquidità assoluta e indistinta, ma anche, nello stato che precede la nascita dell’uomo, liquido amniotico. Tutto ciò che è liquido, anche le lacrime di commozione, fanno parte del carattere. La via è sempre in movimento da un luogo all’altro, da un sogno e da un’idea a un’altra. Viaggio che segue la strada della fantasia e di un mutamento legato all’essere in trasformazione e all’identità che mai si accontenta di se stessa. Viaggia molto con la mente, vive di sensazioni al limite della premonizione.
Alcaraz, è un po’ l’opposto, è il proprio io in lotta e movimento con la marchiatura del campo, che identifica quasi con confini da difendere e da allargare. Si allarga Alcaraz, difende e si allarga oltre quei confini. E’ bilocato, è tutto suo, lo pensi di quì, ma è già altrove. E’ un mezzofondista che marca il territorio con lentezza, ma sa coprire il territorio con prontezza di un centometrista. Copre tutto il campo. Sa distribuire le energie sempre notevoli lungo il corso del tempo che passa. Marcare il territorio, vuol dire anche non muoversi da lì, questa è roba mia, da qui nessuno mi caccerà. La lotta qui si fa dura. Il territorio che ha conquistato è quello della propria fisicità, che sa chi è , cosa vuole e di cosa ha bisogno. Il primo territorio che possiede è il proprio corpo, forte strutturato per resistere a fatiche immani. La quercia è simbolica, ma è li ferma, immersa nel suo essere, non ruota intorno a se con compiacenza narcisistica. E così la territorialità viene difesa instancabilmente, con sistemi di prim’ordine. E incassatore straordinario e contrattaccante. E si sa che sui campi in terra è molto importante la manovra in difesa per poi sparare al momento giusto e uccidere.
Il dato interessante sul quinto set, ci perseguita. Alcaraz è 12 a 1 nei quinti set. Non perde mai. L’unica volta e l’ultima dove ha perso, è al terzo turno US Open 2022 contro un Berrettini de luxe. Ma non era la stessa persona. Senza nulla togliere al bravo Matteo.
Che dire di questa vicenda. Musetti è cambiato tantissimo nell’ultimo anno, pur essendo una persona dal temperamento lunare-lunatico con uno stato d’animo ricettivo-ansioso, ha aperto la porta del controllo emozionale. Dentro l’inferno dello Chatrier, Musetti dovrà mettere da parte gli slanci del cuore e la compassione, e dare spazio alla musicalità fantasiosa e creativa che arriva da agganci con meccanismi sincronici ultraterreni che lui è in grado di intercettare. Quei momenti in cui ti senti pieno di spirito e divinità. Lasciare da parte aspetti vittimistici. Siamo qui con te per resistere e abbattere le dittature efferate, Lorenzo.
La percettività del giocatore è intensissima e si correla a una grande duttilità tecnica.
Rispetto a un anno fa è meno umorale, più concentrato sul qui e ora. Ha migliorato molto la fase di manovra e serve meglio. Con più varietà. Mette più prime palle. Gioca più profondo e il dritto è più pesante. Riesce a trovare angoli e a giocare giusto al momento giusto. Le soluzioni non sono più estemporanee ma più ragionate. La bestemmia è evaporata. Ha trovato un certo equilibrio. Quello che era da noi auspicabile un anno addietro.
La partita e la cruda realtà.
L’universo esplica il suo divenire ed è trascinato dal tempo, secondo un’ordine proprio di quest’ultimo. E questo match si deciderà molto dentro quell’incedere, nel tempo che passa, in quello che subiamo passivamente. In quello che non ti avverte, ma ti tradisce.
E qui mi viene in mente quel pomeriggio adolescenziale, il 5 giugno del 1989, quando un piccolo diavolo, con meno attrezzi di un normodotato, di nome Michelino Chang, demolì le certezze del più forte e potente Lendl. E lo fece giocando in maniera anarchica, bislacca, eretica al limite del plausibile. Nel tempo che passava, Chang, riuscì a rompere il ritmo a un Lendl visibilmente indispettito. Questa è una prima indicazione. Eresia, anarchia, misticismo, preghiera. Questi furono gli ingredienti sparsi nell’aria tiepida di quel pomeriggio primaverile, fra lo stupore di tutto il pubblico. In quell’anno cadde anche il muro di Berlino. E Musetti deve tentare di sbriciolare le certezze del Dittatorino di Murcia. Un Nadal più evoluto che tra urla belluine, dritti con impugno semi-western al gusto di una lupara bianca, rincorse feroci che ammazzano il tempo fermandolo, sarà altamente arrazzato a far saturare il contesto distruggendo sul nascere qualsiasi ipotetica resistenza.
Ma in profondità cosa dovrà fare il mistico Musetti per arginare il terreno di Murcia?
Si è detto, in primis, gestire bene il tempo che passa e non spendere troppo quando non serve. Non perdersi in scambi prolungati. Musetti è giocatore unico, e come si diceva anni fa, questo è un vantaggio. Non c’è più nessuno che gioca come lui, oggi. In modalità rimbambimento può dire la sua. Tagli, carezze, smorzate, palle soft, scherzi e giochi di prestigio. La brutalità la ammansisci solo così. Se giochi a specchio ti fai del male.
La posizione in risposta.
Migliorato all’uscita dalla risposta, più spesso si avvicina molto alla riga di fondo sin dall’uscita. Riesce a giocare qualche punto in più iniziando lo scambio con il dritto e finendolo col dritto. Bene!
A Roma qualche settimana fa Musetti ha perso in due set da Alcaraz. Si è notata una certa difficoltà nel cercare la posizione giusta in risposta. Succedeva spesso che Alcarezza tirasse il servizio esaperando la rotazione kick sul rovescio a impugno eastern di Musetti. Musetti 3 metri dietro la linea di fondo alzava spesso la traiettoria non trovando la misura e accorciando a metà campo. Era facile preda del dritto di Alcaraz.
Quindi, una prima indicazione è quella di avanzare con personalità. La personalità in partite come questa può destabilizzare il contesto (Chang, entrava addirittura dentro al campo provocando l’errore di Lendl che fece più di un doppio fallo). Rispondere non dando indicazioni, ma spesso farlo nell’intorno della linea di fondo. Cambiando l’impugno del rovescio da eastern a continentale per bloccare col back spin e cercare una risposta interlocutoria. Nel caso dovesse accorciare sarebbe comunque una palla meno gestibile. Anche corta risulta meno aggredibile.
Il servizio.
Musetti da poco ha modificato il gesto aumentando controllo e velocità. Ha adottato un nuovo movimento senza caricarlo troppo. Molto più ordinato nel lancio, che è più corto, e col nuovo movimento riesce a stare più in equilibrio e a spingere verso l’alto. E’ migliorata la seconda palla. Anche su questo colpo non dare indicazioni ad Alcaraz. Quindi servire da sinistra ad uscire sul rovescio di Alcaraz, usare anche il kick da destra al centro. Ma anche lo slice in questo caso. Servire spesso piatto al corpo. Cercare di tenere una percentuale sopra il 75% di prime in campo (3 su 4). Se deve servire la seconda, lo può fare – a volte – dal basso. La sorpresa nel mezzo tra Bublik e Kyrgios. All’uscita dal servizio tenere alto il ritmo e l’aggressività e colpire col dritto andando sul rovescio di Alcaraz.
La manovra negli scambi.
Non accettare scambi prolungati. Prendersi rischi quando c’è una palla appena attaccabile. Giocare spesso al centro per non dare angoli ad Alcaraz. Usare il dritto alto sul rovescio di Alcaraz e il rovescio in back lungolinea tenendo profondità per poi colpire col dritto anomalo. Usare la smorzata, un colpo importantissimo quando Alcaraz a tratti arretra in manovra.
Scendere a rete a viso aperto con il back spin, a sorpresa. Giocato a tratti stretto, prima della mezzeria, con back tirando avanti Alcaraz. Non abusare del colpo stretto. Solo quando il gioco si allunga. Prendersi tutti i secondi che il regolamento permette. Quindi serafia e calma sono fondamentali. Col colpo dritto Musetti colpisce spesso in open stance, corpo frontale e orizzontale rispetto alla linea di fondo. Impugna con una western con assetto ‘outside out’: il braccio è disteso come quello di Federer o Del Potro. Questo colpo è migliorato, viene usato più per attaccare o mettere al muro l’avversario. E’ più frustato e più sicuro quando va lungolinea. E’ un colpo che può liftare anche stando alto sulla rete per dare fastidio a chi gioca sul ritmo.
La mentalità.
Questo è un match che Musetti può giocare se entra convinto delle sue potenzialità e del suo gioco unico. Come Musetti ridimensionerà Alcaraz, in un piccolo spazio della psiche? Non lo sappiamo. La sorpresa è il bello di questo sport. Essere un panda tra tanti cani ululanti, è un vantaggio. “Sono unico”, e per questo posso traslare la finezza su più punti di quel campo considerato da Alcaraz una proprietà privata. Alcaraz, e il suo dritto da mezzadro scava piccoli buchi nella terra, per poi piantarvi un palo. Questa è la concezione di Alcaraz e del clan. Più passa il tempo e più il campo diventa piccolo e puntellato per lui, grande e inaccessibile per gli altri. Con la personalità, il viso pulito e la sicurezza si può far cambiare idea anche al più incarognito dei mezzadri. Quando si gioca a viso aperto, senza paura, con la convinzione di essere dei veri panda, allora si può fare la storia di questo gioco. Si può eternare il contesto in un quadro che rimarrà appeso per sempre.
Il pronostico.
Gli allibratori danno quote intorno a 1,15 per Alcaraz e 5,50 Musetti. Una forbice ampia. Che non dà spazio a ragionamenti o possibili vie di fuga. I bookie allettano ad andare su Musetti che rende molto. Nella realtà si è sempre giocato tra i due. La forbice è più vicina.
Il sogno sarebbe veder crollare Alcaraz al quinto. E veder passare il suo record di vittorie al quinto da 12-1 a 12-2. Musetti che vince al quinto su un campo che da anni è scavato da cannibali e devastatori seriali. Un sogno.
Il mio pronostico. Se dovessi puntare prenderei l’over 34,5 game nel match a 1,95.
Musetti ha qualche chance di vincere? Con Tiafoe è parso abbastanza sicuro. Alcuni errori nel terzo set non verrebbero perdonati dal cannibale di Murcia. Ci vuole più risolutezza e più cattiveria per affossare il contesto alle volte. Il murciano cresce di match in match, fa abbastanza impressione. Musetti ha il gioco per allentare la potenza dello spagnolo e aprire la strada o meglio il bivio per il ‘baraccone’ un campo giochi fatto di mezze misure, scherzetti, puffi e giocate geniali, tra anarchia e misticismo trascendente lontano dai terreni. Può portarla sul lungo. Io dico che vincerà Alcaraz in 4 set. E la somma dei game totali sarà dai 35 in su. Ma un Musetti che parte bene e vince il primo set magari con un break può starci dentro. E la Boisson ci insegna che tutto è possibile, mandando nel baraccone chi è più potente.
Buon tennis a tutti.
Piacentini Gianluca.
Postato il 4.6.25 alle ore 15,40