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Lorenzo Musetti e la strada tortuosa verso l’adattamento.

Su Musetti è doveroso lasciare due righe, un pensiero.

Intanto, Lorenzo, rappresenta l’ultimo aggancio col passato, quello che a noi manca, quello che vorremmo registrare come nelle vecchie collezioni di VHS, per poi rivederlo e rimandarlo più volte. E’ quel tennis che andrebbe fatto vedere nelle scuole. Poi, ci sono una serie di problemi che fanno parte di questo nuovo mondo franante a cui le persone più sensibili fanno fatica ad adattarsi. E qui è un discorso più lungo e tortuoso.

Ieri, nel match con Rune, si sono visti alcuni piccoli cambi. Poco, ma qualcosa è! Una sorta di transizione da emulo di Federer, verso un tennis più percentuale e di manovra a là Barazzutti. La mano di Barazzutti si inizia a vedere in qualche piccola cosa. Si vede, ma bisogna migliorare l’attitudine mentale. Quindi fare un passo in avanti. Notevoli alcune risposte bloccate e percentuali, atterrate profonde. Queste risposte, calibrate così, le sa fare solo lui. Buoni alcuni cambi di ritmo e parecchi rovesci percentuali “parabolici” a 1 metro e mezzo- due sopra la rete. Roba pesante per manovrare e giocare in percentuale. Sporcare il contesto. Bisogna diventare più cattivi in alcuni frangenti del match, ma quella è una cosa che non si allena: o c’è o non c’è. Ma si può migliorare l’attitudine mentale e quindi ritrovarsi come per magia a giocare un metro più avanti. Quello, sì. E poi lavorare sul footwork . Sembrano più pinne che piedi, a volte pare giocare sopra l’olio. Giocate pregevoli, ma a tratti si cercano troppo le righe e, qui, a volte, subentra la sindrome dell’emulo di Federer che va lasciata da parte. Federer sta sui poster, lasciamolo “riposare” in pace. Per il resto un Musetti piacevole nella seconda parte del match. Va eliminato il turpiloquio a marchio italico, che ha caratterizzato un po’ tutti i tennisti italiani negli ultimi 30 anni. Quello non serve. Capisco che ci sia sempre il discorso di ritenersi più talentuoso di tutti e, la vita è difficile e non ci dà sempre quello che vogliamo da subito; anche se 100 volte più talentuosi della media. Ma il turpiloquio è una perdita di tempo. Meglio concentrarsi su sé stessi e su cosa c’è da fare nell’immediato. Cercare di vedere meglio dentro la partita punto a punto. Poi a Musetti non manca niente. Fa tutto meglio di tutti. Deve diventare più cinico e migliorare l’attitudine mentale e poi può togliersi qualche soddisfazione. Più di una.
E’ fortunato Musetti che il tennis non è la boxe, perché non potrebbe rimanere sul posto fermo per 30 minuti lasciando un set, franato nel ginepraio delle emozioni. Fortunato che non è un ring e c’è di mezzo una rete. Parte tutto dal gestire le emozioni e dall’attivazione psicomotoria. I piedi non viaggiano. Musetti li usa solo per fare quei saltelli da danzatore classico in fase di riscaldamento prima di servire, quando levita nell’aria, ma poi non li fa viaggiare quando serve, rimangono piatti e cementati. Pesanti. È così poi si perdono le partite. Un pezzo di strada è tracciato e si estrinseca in un tennis più percentuale, più dosato, meglio piazzato. Con più spinta e un passo avanti da fare. Musetti ha tutto quel che serve e risulta uno che ha grande controllo anche appoggiandosi alle mazzate che arrivano oggigiorno. La mano è di velluto. Ora deve controllare le emozioni ed è la parte più ostica. Sta sempre nel ridimensionare le aspettative fuori quota e tenere i piedi per terra. Fantasticare di meno e giocare di più. Pensare troppo non serve . Il pensiero magico è di chi deraglia e si perde. Fantastica e va in sciolta. Resettare punto dopo punto. È chiaro che le persone più sensibili sono poco adatte a sport dove devi tenere il controllo e non lasciarti prendere dallo sconforto. Ma bisogna imparare a stare in campo con una modalità più distaccata. Se devi giocare e ti porti dietro il fardello di un sacco di pensieri che poco c’entrano col qui e ora, sei fottuto. L’attivarsi sin dall’inizio passa attraverso una qualità di pensiero più elevata e pulita. Di sicuro lavorando anche dal punto di vista di un tennis più percentuale e meno rischioso, proteggendo il rovescio, giocando più di tigna e servendo meglio, anche il pensiero si pulirà da scorie e, Musetti, potrà togliersi qualche bella soddisfazione. Non pioverà per sempre e dopotutto domani è un altro giorno. Al mercato c’è spazio per tutti: i folli, le reginette per una notte, i cinici e quelli più riservati, gli avventurosi e i timidi, quelli che danzano meglio di altri e quelli che impugnano manganelli più che racchette. Prima o poi, si  troverà una strada. Salendo dagli abissi del mare.

Postato alle 12,30 del 12-3-24

Piacentini Gianluca.

Ps intano prosegue il cammino solitario di Sinner che va via in volata solitaria buttando chiodi a terra che bucano gomme. Anzi, piantandoli. Mentre gli avversari sono fermi a biciclette obsolete, lui pare aver fatto la transizione all’elettrico. Ha un motorino sempre avviato. Intervistato dice che non ha tempo di rispondere, deve andare a lavorare. Lavoro, lavoro, lavoro. È anche il segreto per non pensare, deviando verso cattivi maestri. Dopotutto, la carriera di questi giocatori dura 15 anni. Troppo poco per buttarla via pensando in maniera distorta.

Ps2  Grandissimo Nardi che ha affondato la nave scuola Djokovic, nella notte. Un bel giocatore da seguire meglio e con più attenzione. Il talento c’è. Ha solo 20 anni come Musetti ne ha solo 22.

Torneo che potrebbe generare sorprese al di là dei tre favoriti Sinner, Alcaraz e Medvedev.

 

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