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Parigi: una curva a gomito che ci può dire qualcosa di più sul futuro e sulle gerarchie.

Eccoci alla curva di Parigi. Dopo il rettilineo bagnato di Roma, il carrozzone ATP transita per Bois de Boulogne. Una delle più belle location a livello mondo. Le condizioni di gioco cambiano ancora, le terre sono diverse, e l’adattamento per ognuno è in divenire. Carezza, ha seguito le istruzioni e non ha speso più di tanto per contenere lo stato di grazia di Marozsán. L’obiettivo era una mini vacanza e il numero 1 ATP. Djokovic, sottodimensionato, si è presentato con la magliettina della salute, non dando coordinate al bambinacci guerrafondaio Rune. La forma Slam si agguanta vivendo nella convinzione che al 100% (lui), goat dei cervelli, è ancora vincente 3 su 5. Per grande esperienza. Il problema è quel limite anagrafico, per cui, se hai qualche fastidio fisico o non sei più al massimo dal punto di vista delle energie, questo rimbalza sul dominio emozionale. Per Djokovic, il problema passa dalle energie fisiche che potrebbero evaporare per questioni anagrafiche. Senza mobilità perdi visione e controllo. Io, lo dico da tempo, mi piacerebbe poter vedere un ricambio generazionale, ma con dei giovani dal tennis più classico, a una velocità minore. Le velocità di oggi annoiano. Perché a queste velocità spariscono i rovesci a una mano, gli slice, molti tecnicismi, insieme alla presa più continua della rete e, così, la brutalità la fa da padrona.

Qualcuno dice: “sì, ma Alcaraz è un tecnico del suono!” o “Alcaraz gioca di fino, ha il braccio a rete e le smorze”. Certo, ma per chi sta dall’altro lato della strada, diventa impossibile contenere (è sì un tennis totalizzante, ma richiede atletismo esasperato). Quindi si gioca alla pari se si tira forte, sempre più forte e sulle righe. Si vedono giocatori di talento che si snaturano per coprire il lato rovescio debole e perdono così anche il controllo del dritto. Lasciano campo scoperto. Hanno paura del loro rovescio debilitato. Oppure snaturano la loro fluidità, mettendo su massa muscolare, perché questo è l’indirizzo di un mercato ‘drogato’. Qui, probabilmente, in pochi capiscono il discorso, perché ormai il tennis si sta allargando a una platea di intenditori per sentito dire.

Altra questione particolare, sono questi team allargati, dove parlano in 5 (dai parenti stretti, ai genitori, ai coach interessati a spremere il cavallo sul corto). E parlano troppo. Rune è il culto della personalità con Mouratoglou. La guerra, le lotte col pubblico, la spettacolarizzazione e il cinema a fondo perso. L’epoca browniana del tennis. Il caos e i domini alto funzionali. Oggi non c’è più quel legame casalingo tra coach e giocatore. Il giocatore diventa una sorta di marionetta sul quale traslare delle analisi di freddi dati, di traiettorie in continuo divenire. Essendoci poco tempo per pensare, per via delle velocità stratosferiche, il palcoscenico è quello di una guerra. Così che, sia Rune che Alcaraz sono due uomini con in mano un ‘fucile’. Fare il coach oggi diventa difficile, devi trasmettere sicurezza nel caos frattale, ma tenere a bada gli istinti fuori controllo di chi hai davanti. Il fallimento o la crescita lenta non sono più contemplati. Se qualcosa va storto, il licenziamento è dietro l’angolo.

Prendiamo un esempio senza riferimenti a paesi precisi: c’è un Presidente del Consiglio, un organo di vigilanza sul mercato, qualche amico e un ‘privato’ che ha in concessione qualcosa. Quotato alla borsa. E poi tanti amici degli amici. Il P.d.C. fa caricare degli amici che venderanno allo scoperto. Appena dopo la chiusura, sa già che darà una notizia che farà andare il tutto in una certa direzione. E’ un meccanismo consortile. Dove traggono beneficio sempre gli stessi. Vincono sempre gli stessi. Ecco, quello che qui si auspica e che non si vada verso un dominio senza possibilità di risposta e non si segua l’onda di chi detta il ritmo, rischiando delle conseguenze sulla propria salute fisica e mentale. Diciamo che ognuno deve rimanere se stesso, e fare il suo gioco in maniera libera, senza sovrastrutture. Un giusto equilibrio tra dare e avere. Tra aspettative del giocatore e scelte possibili da poter applicare nel contesto talento/fisicità/tenuta mentale. Non è possibile. La risposta sta già nell’affermazione sopra. Tra le righe la si trova.

I media: ogni settimana il riflettore è puntato sui progressi di uno o dell’altro giocatore. Un continuo paragonare questo o quel giocatore ad altri senza pazientare. E’ un live perenne sui progressi e su cosa vincerà uno o l’altro. Su cosa dovrebbe fare o no il tal giocatore. Asfissiante. Se un giocatore legge i giornali e le critiche si sente fumare le tempie. Non si racconta più una storia singola, ma l’apparato vive se il contesto cresce se si trovano rivalità rincorrendo numeri che sono utopici per l’epoca browniana. Godete di una follia di Paire o di una rasoiata di Bublik o di un rovescio sul 7 di Shapavalavala. Nell’ossimoro perdenti di lusso, c’è l’altro lato della medaglia. Il lusso di una vittoria che arriva per caso e non torna più. Questo è il torneo che avalla meno di tutti la definizione sopra. Basta vedere l’albo d’oro fino al 1990. Mi vengono in mente Kafelnikov (1996), Kuerten (nel 1997, 2000, 2001), Wawrinka (2015) ; talento di lusso per tutti e tre (meno Kuerten che era rossocentrico, ma capace di battere in 3 finali gente del calibro di Rafter, Agassi e Safin sul cemento), ma non erano perdenti. Wawrinka è maturato tardi, poteva vincere di più. Quello che auspico io è un Roland Garros a sorpresa. Ma sarà difficile. Perdente di lusso è uno col tennis di Tsitsipas che, come dicevo un anno fa, non si è ancora liberato del contesto liturgico triadico familiare. Come dicevo non c’è bisogno di allontanare i genitori, ma devono stare al loro posto. Quindi prendere un coach diverso dal padre, che continua a parlare e disturbare mandando in confusione il figlio. Il padre e la madre assisteranno dalle tribune, ma lui si interfaccerà con un coach con cui non ci sono impasse emotive. E’ semplice. Ma, in realtà, sembra andare diversamente. Va via Philippoussis, ma il padre rimane. Il padre è in buona fede, non si rende conto di quello che fa. E’ un talento cristallino il greco, dovrebbe quantomeno avere in bacheca gli slam di Wawrinka. Ma io credo che possano arrivare a capire. E’ ancora giovane, considerando la maturazione di giocatori come Wawrinka. C’è il discorso del rovescio a una mano che oggi con questo ritmo diventa meno controllabile. E, non è quello secco di Wawrinka, che era un martello. Per via degli appoggi, della posizione laterale e del peso del corpo usato in una certa maniera. Il polso molto forte. Molte volte il figlio è un prolungamento di un io fallato del padre. Che scarica su di lui quello che lui non ha fatto.

Medvedev: notevolmente migliorato su terra, ha una tempra fortissima. Col rovescio bimane riesce a trovare angoli assurdi da posizioni impensabili. E’ paziente, ed ha un gran fisico. Quasi impossibile da battere quando in giornata. Diventa la saracinesca del box dove Borg giocava quando era piccolo. A cui Borg doveva piegarsi. Ora che è tornato ed è centrato, può impensierire chiunque. Non bello da vedere, ma picchia delle palline sulle righe a 200 all’ora. Non soffre il clima, corre come un cavallo. Tra i primi 3 favoriti a Roland Garros. Non dimentichiamo che Medvedev fa parte di quella generazione di mezzo che ha vinto poco per via dei Djokovic e dei Nadal; e, di quella generazione, è il più forte. Maturo al 100% del punto di vista fisico e mentale, può arrivare avanti se non si fa prendere dalla fretta o arrivano giornate in cui è in lotta con qualche demone. Molto spesso si dà per scontato che questi 3 o 4 ragazzini nuovi prendano sopravvento e lascino le briciole a quelli della classe ‘95-’98. Non sottovalutare il russo che ha una testa notevole e se qualcuno ha i fucili, lui ricambia con delle mine sottotracciate da paura. Mine millimetriche a innesto random. Lui(3°), Djokovic (1°) e Alcarezza (2°) sono i primi 3 favoriti. Poi Rune (4°), Tsitsipas (5°)e Ruud (6°). E più indietro Sinner (7°), Zverev (8°), Rublev (9). Tra parentesi i primi favoriti.

Passiamo a fare analisi più approfondita del tabellone.

Intanto, complimenti a Vavassori e Zeppieri (mentre scrivo ha appena iniziato il terzo italiano al turno decisivo di qualificazioni: Cobolli). Entrare in tabellone qui, è infernale. 3 turni di quali sono pesanti e difficili. Stima per chi si porta il secchio da casa e lo mette giù col sottovaso per contenere il sudore. E’ una salita fottuta e pericolosa quella delle quali a Parigi. Vavassori è maturo e si poteva prevedere che potesse passare. Poi gioca bene a tennis. E’ un panda all’esponente. ‘E’ elevato a Vavassori dà un transfinito. Finally, Vavassori! Bene! Vavassori si è ‘incrapito’ a voler traslare gli anni ‘90 nel ‘23. E per lunghi tratti ce l’ha fatta. Vavassori rende libero lo spirito e aiuta a deambulare i malati cronici. E’ una visione onirica trascendente. Preserviamolo. Altra nota di merito per il francese Pouille, una storia di depressione che lo fece precipitare nel buio di una stanza di albergo e nell’alcool. Ne risentì il ranking. Ora è alla 670a posizione. Ma ha superato i tre turni di qualificazione. Ha ritrovato la forza grazie a una figlia e alla passione viscerale per questo sport. Queste sono le storie che ci piacciono. E sicuramente se ci proverà ancora e terrà duro arriveranno grandi soddisfazioni. Grande Lucas.

Alcaraz nella parte alta dovrebbe passeggiare fino agli ottavi. Poi uno tra Musetti,  Shevchenko o Norrie potrebbe dargli qualche fastidio. Come outsider. Dovrebbe collidere con il greco Tsitsipas nei quarti. Ma è un torneo abbastanza aperto. Avendo visto il tennis delle scorse settimane, bisogna capire come entrano in campo questi giocatori. Con quale spirito. Alcaraz darà battaglia da subito, ma qui dovrà imparare a gestire la sua esuberanza. E’ completamente diverso sul lungo e sulla terra parigina. Le condizioni cambiano di continuo. Ogni turno se non hai massima concentrazione può portare problematiche. Anche Tsitsipas che ha problemi con la gestione del team, deve cercare altre strade. Il continuo brusio non fa bene alla concentrazione e alla sua vita.

Djokovic ha un tabellone alla portata fino ai quarti. Ma deve stare bene fisicamente. Possibile Hurkacz o Battistino in ottavi e poi Khachanov o Rublev nei quarti. Se sta bene la semifinale è quasi certa.

Parte bassa: Rune in ottavi con Cerundolo o Fritz. E Ruud agli ottavi con Paul o Struff. Quarto possibile Rune vs Ruud. Ma è aperta questa parte.

Più sotto Sinner vs Zverev in ottavi per arrivare a sfidare Medvedev nei quarti. Sotto possibili Outsiders Lajovic, Tiafoe, Ruusuvuori. Anche Thiem potrebbe riattivarsi e rialzare un po’ la voce. Chissà.

Visti i valori in campo e la situazione attuale, tabellone abbastanza equilibrato fra le due parti.

Nei prossimi giorni si faranno pronostici dal terzo turno in avanti, dando qualche indicazione particolare su singole partite: over/ under, game etc…

Buon proseguimento e buon torneo, Piacentini Gianluca.

 

 

Ps nella foto un Medvedev in ciabatte da spiaggia, riflette sui massimi sistemi.

Postato alle 11,30 del 26.5.23

 

 

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