Non ci sono più italiani. L’ultimo sul treno di a ‘3 passi dalla fine’ era Berrettini. Nella notte ha lasciato NYC. Nei precedenti articoli si era parlato di Djokovic e del suo ermetismo, del fatto che non traspare nulla dei suoi pensieri ma, però, potrebbe (sottoposto a determinate pressioni) esplodere verso punti di non ritorno.
Questo succede raramente, perché gli avversari dopo una volta che li ha affrontati, li ha scorporati e visceralmente studiati. Sa già che tipo di storia aspettarsi.
Conosce meglio di chiunque altro il suo corpo e ha l’occhio per capire quando spingere forte e quando, invece stare alla finestra e lasciar sfogare gli avversari. Spende solo quando serve. Spende poco a livello emotivo e di conseguenza è pronto a farla girare alla bisogna.
Qualche considerazione su Berrettini:
nel complesso è un buon giocatore che è stabile nei primi 10. Ha davanti 4-5 giocatori dal rendimento più continuo (che lo battono), ma la stagione 2021 è molto buona. Italiani così non se ne vedevano da anni.
Negli ultimi 3 Slam ha incontrato sempre Djokovic e di conseguenza, per ora, non c’è niente da fare.
Qualcuno nei giorni scorsi mi ha chiesto se Berrettini possa vincere dei Major. Non lo so questo. Dipende solo da lui e dal suo team (che lo ha portato a stare stabilmente nei 10). Dipende da quanto lavoro metteranno in piedi per migliorare la mobilità, la velocità e la zona del rovescio. E per iniziare a pensare di scendere molto di più a rete. La superficie su cui si adatta meglio col gioco attuale è l’erba. Su erba, sopperisce alle mancanze dalla parte del rovescio e al fattore fisico. Può colpire in maniera definitiva. Il suo back funziona meglio.
Mentre Djokovic è un atleta nel dna, Berrettini ha potenza distruttiva sull’uno-due, ma si muove male e a volte pecca di pigrizia. Poteva sfruttare lo 0-30 sul 4 a 2 nel terzo per rientrare, ma è parso lento e poco reattivo. Non ci credeva più già al terzo. Negativo qui. Un set doveva vincerlo e finire al quinto. 62 62 63 non va benissimo.
La parte atletica è fondamentale. La tenuta psico-fisica un po’ manca. Non possiamo pensare di fare un set a mille e poi non avere più nulla da dare. O trovarsi spiazzato, perché non c’è un piano ‘B’.
Berrettini, nei primi 10, è quello meno atletico. Nel senso di velocità e reattività. Parliamo di uscita dal servizio, di fatica a piegarsi sulle gambe e di velocità e reattività negli spazi brevi, lateralmente. Anche in avanti non è un fulmine. Per il peso che ha, si dirà che è già oro che cola. Sì, ma può migliorare. Qualcosina ancora anche a 25 anni. Certo a 25 anni cambiare alcuni aspetti tecnici che hai sin da piccolo + difficile, ma limarli possibile. All’uscita dal servizio spesso lento si trovava la palla di Djokovic nei piedi.
La concorrenza è spietata e nuove leve avanzano. Se imposteranno un lavoro grandissimo sistemando velocità, rovescio e gioco di volo, allora ci sono speranze per poter (forse) vincere un Major anche al di fuori dell’erba. Ma rispondere ora è impossibile. E la finale fatta a Wimbledon non c’entra con questo discorso.
Molti sono arrivati a una finale e poi sono rimasti eterni incompiuti a livello di vittorie Major. Molti più talentuosi di Berrettini. Perché Berrettini, ripeto, è un buonissimo giocatore. Parliamo di primi 10 stabili. Però, se riesce a fare ulteriore salto di qualità ed aggiustare qualcosa, può fare ancora qualcosina in più.
Su Djokovic: la psiche di Djokovic è strutturata per il gioco, per divertirsi col gioco e per fare sempre la scelta giusta al momento giusto. La scelta di un team equilibrato è fondamentale. La tranquillità che lo circonda è fondamentale. Senza quella tranquillità non vedremmo questo Djokovic.
Quello visto ieri, ha patito il gioco perfetto di Berrettini nel primo set, per poi ripagarlo con quello che Berrettini avrebbe dovuto fare nei set successivi, ma che non aveva più nelle sue corde. E’ andata così la vicenda. Un Djokovic che, ancora una volta, provocato dal pubblico, li ha provocati a sua volta.
E’ molto condizionato dal mondo circostante il Serbo. Questo è un po’ un tallone d’Achille. Il pensiero di non piacere a tutti non lo digerisce del tutto.
Tecnicamente, nel match di quarti, troppo buona la resa in risposta, per poter esserci match negli ultimi 3 set.
Nel secondo set 40% di punti sulla prima di Berrettini e 64% sulla seconda.
Nel terzo set 48% di punti sulla prima Di Berrettini e 55% di punti sulla seconda. Secondo e terzo set, hanno chiuso il match definitivamente. Ma Berrettini non ci credeva più.
Nel quarto set quando serviva di meno, 30% sulla prima e 30% sulla seconda. Djokovic calibra tutto.
Nel primo set vinto da Berrettini, 36% sulla prima e 38% sulla seconda. Li era Berrettini che comandava di più, ancora carico di energie per sparare di precisione.
43 non forzati per Berrettini e 28 per Djokovic. Dei 28 non forzati Djokovic ne ha distribuiti solo 6 tra secondo e terzo set. Ha iniziato a cambiare marcia e a vedere Berrettini con spirito compassionevole.
Andiamo a vedere cosa hanno combinato Zverev ed Harris.
Uno Zverev abbastanza centrato, ma con qualche impasse in tutti e tre i set. Ogni tanto ha qualche passaggio a vuoto o forse solo perdita di concentrazione. Non è mai lineare fino in fondo. Nel primo ha rischiato di andare sotto di un set . Harris ha avuto un set point. Harris, come da copione, si è disunito nei 3 o 4 momenti topici.
Zverev più dell’ 80% di punti vinti con la prima in campo e 62% di punti vinti sulla seconda di Harris.
Harris è un test discreto, ma un po’ troppo inesperto e impacciato a livello di quarti Slam.
I due fondamentali di Zverev sono andati bene, tranne quando si ostinava a fare a pallate sulla diagonale del rovescio. Lì la resa è calata. Ma l’avversario era troppo preoccupato oggi. Sparito di colpo dal campo, quasi a intravedere, ad avere una premonizione su come sarebbe finita la vicenda. Ad uscire dal contesto, per le troppe emozioni vissute in questo Slam. A pensare che ci saranno altre possibilità e che questa volta è andata così.
Zverev, nella sua sciaguratezza, ha provato di tutto per farlo rientrare nel terzo set. Ma era già troppo il ‘disturbo’ arrecato da Harris.
Nella parte sotto del tabellone la macchina manifatturiera Medvedev, ha dovuto patire (il pronostico mio era 3 set a 1 Medvedev) per avere la meglio su Van de Zandschulp. Se sul 6 a 5 del quarto Van de Zandschulp non regala il servizio, poteva finire al quinto.
Medvedev , che pare uno dal decoro borghese di facciata, in realtà potrebbe darsi al nomadismo. Uno di quei contadini Kulaki indipendenti che possedevano grandi proprietà terriere. La gobba da lavoratore di terra ce l’ha. Se non fosse diventato tennista avrebbe potuto vivere senza tanti fronzoli. Strano e anticonformista dà l’idea di uno a cui gli rimbalza il mondo intero.
Avrei voluto vedere la sua reazione a un quinto set contro il maestrino olandese. C’era da divertirsi. Peccato la chiusura 3 set a 1.
L’unica partita saltata per ritiro a causa di un infortunio, è stata quella che vedeva Alcaraz opposto a Auger-Aliassime. Lo spagnolo, entrato in campo con la coscia destra fasciata (adduttore), si è ritirato per dolore alla fine del primo set. Partita che non si è giocata. Con un Alcaraz poco presente sin dall’inizio.
Qui c’è stato qualcosa che lascia qualche dubbio. Anche le dichiarazioni di un giornalista appena prima del match, lasciano qualche perplessità sulla vera entità dell’infortunio. Ma non per paura di perdere, per altre questioni. Ma soprassediamo.
Vediamo ora di capire, cosa succederà nelle due semifinali.
Parte alta :
Djokovic vs Zverev: questo Djokovic è altro giocatore rispetto a quello delle Olimpiadi. Le condizioni climatiche ora sono più possibili, il 3 su 5 lo favorisce e arriva da match che gli hanno dato qualche input in più. Sembra avere sotto controllo la situazione. Ha lasciato qualche set per strada rispetto a Zverev, ma sembra in ottima forma. Il Grande Slam è vicino, ed è occasione storica per fare l’impresa in quello che sembra l’anno perfetto. Il Grande Slam più “facile”. Sembra avere tutte le carte in regola per finire in bellezza la settimana. Berrettini lo ha impegnato un po’, ma nulla di importante.
I quarti erano abbastanza prevedibili. L’unico saltato è stato Alcaraz perché non si è giocato.
Questa semifinale, invece, qualche dubbio lo lascia. Intanto non è vero che Djokovic, il mascherato, non senta nessuna pressione. E’ una pentola a pressione nella realtà. Più che altro non sopporta le rogne – non previste – sulla sua personale tabella di marcia. Maschera bene tutto. E’ in pieno controllo, ma sembra a tratti debilitato. E’ il miglior teatrante che ha calcato i campi da tennis nell’ era Open.
Zverev ha lasciato sul suo cammino un solo set al terzo turno all’americano Sock. Poi, ordinaria amministrazione.
Partita lunga, quella che ci aspetta? Probabile. Non meno di 4 o 5 set tirati. Qui è diverso dalle Olimpiadi e sono 3 set su 5. Zverev sa benissimo che avrà davanti il Nanga Parbat (la Montagna Nuda, con nessun appiglio – la parete Rupal). Scalata in solitaria, in invernale, con la nebbia e senza ossigeno. Anche chi, dal divano di casa, se la spara in vena, potrebbe avere deliri e allucinazioni. Se tifoso, crisi pantoplastiche.
Cosa dovrà fare Zverev per portare Djokovic a pensare troppo o in un dominio di preoccupazioni. Non credo che si possa fare più di tanto.
Però, giocare una partita lineare, con alta percentuale di prime sopra il 75% (ma Djoko risponde); tirare due prime al 75% di velocità a tratti. Secondo logica, quando si è avanti di un punto, ad esempio. Incrociare sulle diagonali e andare lungolinea col rovescio. Scendere a rete anche in controtempo.
Scendere a rete, a tratti, col serve & volley. A sorpresa. Zverev ce l’ha nelle corde. Farlo su punti tipo 30 – 0 /15 e servizio. Cercare di tenere distante Djokovic smorzando il ritmo con pallate liftate e alte sulla rete e entrare con le palle incrociate. Stare avanti nel rispondere. Inizialmente sulle seconde, ma anche su qualche prima. Usare la smorzata dopo la palla alta sul dritto del serbo. Variare il più possibile, insomma.
Non aver paura di tirarla per le lunghe. Giocare il proprio tennis con molta calma.
Sarà una partita lunga con cambi di direzione improvvisi. Umorale e a tratti cattiva.
Insomma bisogna lasciare sul campo tutto quello che si ha.
Dico Djokovic in 4 o 5 set. Partita lunga.
Parte bassa:
Auger – Aliassime gioca un bel tennis, serve bene e lo zio di Nadal sta facendo un buon lavoro. Progredisce di mese in mese. Qui, onestamente è più dura per Auger – Aliassime. Servire bene non basta. L’ altro usa prendere posizioni defilate, elusive pure in risposta. Riesce a dare profondità anche rispondendo da 4 metri fuori. Difficile da gestire anche in risposta. Sicuramente deve servire bene e prendere esempio dalla partita di Van de Zandschulp. Lo ha messo in difficoltà smorzando il ritmo e giocando palle in back per poi andare in lungolinea col dritto. Lo ha stretto corto col back facendolo venire in avanti e ha usato spesso la smorzata. Essendo un maestro era in grado di farlo bene. Ha servito con una discreta varietà.
Fare a pallate sul millimetro con Medvedev non conviene: ti macina e ti riduce a uno straccio. Giocare con la testa senza strafare. La calma anche qui può far la differenza.
Questa seconda semifinale sarà comunque dura e non è scontata.
Medvedev dovrebbe arrivare alla finale vincendo 3 set a 1 (Siccome la follia è dietro l’angolo, non si esclude un possibile quinto).
Finale probabile:
Djokovic (55% contro 45% ZV.) vs Medvedev (60% vs 40% FAA)
Scriverò altro pezzo Sabato 11-9 per la finale.
Ci si becca.
*Lotka-Volterra è un modello matematico che studia un sistema di predatori vs prede.
Tra le ipotesi di partenza, il modello non considera l’eventualità che la preda riesca a sfuggire al predatore.
Piacentini G.
Postato il 10-9-21 alle ore 13,40