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Finale agli US Open ’23: Medvedev inchioda Alcaraz alle sue responsabilità. Djokovic affossa per due volte il sogno americano.

  1. Non sottovalutare mai quelli che parlano poco, ma le poche volte che parlano dicono cose che rompono gli schemi. Spesso in disparte, risultano sottotraccia per mezza stagione. Medvedev Docet.
  2. Non credersi mai onnipotenti dal punto di vista fisico e dell’esplosività, perché il gioco sta anche nel saper osservare a priori la gestione altrui.
  3. Eliminare ricorsività che mandano in overflow. Cambiare gioco, in funzione del cambio di strategia dell’altro. Essere umili.

Ho cercato di scovare un qualche filo di poesia nel gioco dei due finalisti, ma non mi viene in mente nulla.

Ho pensato alle polemiche di questi giorni sulla Coppa Davis – una manifestazione ormai collassata a rango di sagra paesana -, e la tristezza ha preso il sopravvento. Il dibattito rimane sottodimensionato qui da noi. E siamo alla fine dei cicli globali. Dal passato non si è imparato nulla e per il futuro non abbiamo in mano i metodi quantitativi per dare interpretazioni che non siano banali o artificiose. Il guaio è che qui si cercano spiegazioni e si fanno analisi su cose che non servono a progredire.

Ho pensato a come Djokovic riesca a far giocar male il 99,9% dei giocatori sul pianeta, con la sua metodicità e il cervello applicato e vigile 365 giorni all’anno. A come si applichi ancora contro giovani che tirano 10% più forte di lui e tenti ancora di migliorarsi. E a come, invece, è fatto  Medvedev. Retrospettivo. Interpreta il passato e osserva da angoli acuti, dando senso logico a mosse future. Lui manda in giro Cervara a raccogliere dati, ma poi non sa che farsene. Si annoia.

Più o meno da Djokovic ti aspetti un gioco fluido, profondo, con un servizio percentuale, una regolarità in pressione ad un livello standardizzato. Medvedev, è dormiente per mesi, poi, di colpo, gioca 3 ore fuori dal tempo. Si arrabbia e te le canta in faccia; si nutre di rabbia interna, che riesce a canalizzare in 3 ore di gioco disumano. Capita a quelli “scompensati” internamente di non trovare mai un equilibrio, e di aver bisogno di un nemico; sono quelli che vorrebbero salvare il mondo, molto cerebrali, quelli che non trovano mai un motivo sufficiente per essere li sul campo. Lo stimolo arriva da quella che loro reputano un’ingiustizia, oppure si scuotono dal torpore solo per un grande scopo. Poche volte l’anno. Anche rovinare una festa, perché hanno dentro quella sottile vena di cattiveria distruttiva ben canalizzata. Djokovic è il tempo speso e riempito in modo concreto, mentre Medvedev è quello del tempo perso. Anche a cercale la ragione per qualcosa, uno scopo in bilico tra la vita e il baratro.

Domenica, si contendono il trofeo due teste pensanti, ma da due angoli visuali differenti. Tutti e due hanno dei demoni interni da sedare. I diretti qui non contano nulla. Ogni match è diverso e con Medvedev non puoi fare conti precisi. Sai solo che quando è in giornata, ha quella cattiveria fuori misura che può schiantare chiunque.

Gli allibratori danno il serbo favorito. Ma il match è aperto a qualsiasi risultato. Giocherei over 38,5 game a  1,80.

Buona continuazione.

Piacentini Gianluca.

Postato il 9-9-23 alle ore 19,30

Commento post match: Djokovic è un fenomeno, ma dai quarti in poi, ha passeggiato su 20 enni che non sembrano dei professionisti. Come quelli degli anni 80-90 a 20 anni . Erano tutti match che dovevano andare almeno al quarto set. Tra errori gratuiti, set point mancati, zero tattica, uno come Djokovic ringrazia, vista l’età. In finale, con il russo, qualcuno parla di Djokovic come Edberg 🙂 per i serve & volley proposti. Visto che Medvedev, non si è capito il motivo, per tutto il match è rimasto dietro la linea di 6 metri, Djokovic ha potuto disporre del russo come se fosse un pupazzo. Se ne mandano altri (cit), Djokovic giocherà nei professionisti da over 40. E Djokovic serviva uno slice nemmeno velenosissimo su cui lui non chiudeva mai l’angolo. Djokovic, lo si era detto in precedenza, nella sua seconda vita, vive molto grazie a questo colpo (il servizio), che dà respiro alla manovra e allevia il dolore di corse inutili. Però, come Medvedev ha inchiodato Alcaraz alle sue responsabilità, Djokovic inchioda il russo alle sue. Il russo ha poi mancato un set point con un errore madornale nel secondo; quel set point avrebbe cambiato il match. Non si pensava che Djokovic intorpidisse anche Medvedev a questi livelli. Va così, per ogni stagione, il serbo, ha il vestito giusto. Bravo lui, gli altri (under 30 e 25) stanno a guardare.

 

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