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Semifinali agli Us Open ’23. Medvedev e Shelton provano a scardinare la ricorsività con un po’ di follia.

21 anni e numero 66 del ranking mondiale. Alloggiava in un economico albergo a due stelle a Boulogne Billancourt, dieci minuti a piedi dal complesso che ospita lo Slam parigino. Era Guga Kuerten. Era il 1997 ed era il centrale di Parigi. E li che si consumò la favola di Guga.

Poi Gaston Gaudio, argentino, 26 enne di Buenos Aires, normotipo, schiantò Guillermo Coria in finale dopo aver perso 60 63 i primi due set, prevalse al quinto 8-6. E lo fece da numero 44 del mondo fuori dalle teste di serie. Nel 2004, a Parigi, persero precocemente Ferrero JC(4) e Federer (1) . Si liberò la parte alta del tabellone. Gaudio prese a randellate Cañas Guillermo al primo turno sopprimendolo al quinto a suon di rovesci pazzeschi e Jiri Novak sempre in 5 set tirati al secondo turno. Gaudio spianò in quarti Hewitt L.(12) e in semifinale Nalbandian aka La Nalba(8) in 3 set secchi. Quell’anno arrivarono in semifinale 3 argentini su 4.  Quella di Gaudio fu un’impresa titanica.

Mentre nel 2001 il croato Goran Ivanisevic trionfò a Wimbledon da numero 125 (però già numero due a metà anni Novanta). Anche quella una favola strappalacrime. A livello Slam solo questi 3, in anni recenti, sono riusciti, non da teste di serie, a vincere dei tornei dello Slam. C’è poi stato all’epoca di Panatta nel 1976  Mark Edmondson che vinse gli Australian Open in finale con J.Newcombe da numero 212 delle classifiche  (tra le prime 8 teste di serie c’erano 7 australiani e poi c’era Stan Smith, americano). In quell’edizione c’erano anche due italiani: Gianni Marchetti e Enzo Vattuone che persero al primo turno. C’erano 40 australiani dentro un tabellone da 64 iscritti. Nello stesso anno Panatta vinse a Parigi su Solomon e l’Italia vinse la Davis in finale col Cile. Per chi magari ha prospettive particolari – vedi Shelton – diciamo che è quasi impossibile vincere qui. Quasi, bisogna usare questo termine perché nulla è statisticamente impossibile. Diciamo probabilità quasi a zero per lui. Chiaramente nulla è impossibile nel tennis anche guardando alle condizioni particolari nelle quali si compete qui a NYC. Parlo di caldo soffocante e umidità. Una variabile che può contare in tornei come questi. Però diciamo che una vittoria di Shelton andrebbe oltre l’evento raro. Poi questo Shelton sembra un po’ troppo fuori quadro in qualche dichiarazione che rilascia.

Sono arrivati alle semifinali quei 3 che si erano pronosticati come i tre favoriti del torneo. Djokovic, Alcaraz, Medvedev e l’outsider Shelton.  Il quarto era Sinner che purtroppo è crollato anche a livello di gestione delle aspettative. Peccato. Al suo posto nei 4 c’è questo americano che da lunedì – con la semifinale qui -nel ranking live è già numero 19 dal 47 attuale. Un bel balzo. Quindi compete come numero 47. E ha 20 anni. Non è proprio semisconosciuto come Guga Kuerten.

Avevo pronosticato vincenti nella parte alta Alcaraz e Medvedev e in quella bassa Djokovic e Tiafoe. Come al solito quelli che preferisco, se pronosticati vincenti, saltano. 😊 Era asteriscata quella di Shelton, per dire che sì pensavo vincesse Tiafoe, ma si prestava anche a sorprese. Non è però una sorpresa considerato che oggi, in quella zona tra il 10 e il 20 del mondo, sono molto meno forti rispetto agli anni 80 -90. Quindi siamo sempre a 3 su 4 prese, il 75%.

Vediamo ora la semifinale nella parte alta.

Alcaraz(1) vs Medvedev(3): un vero muro di gomma Medvedev contro Rublev. Una vera sparachiodi automatica da crocifissione. A tratti si intravedeva il viso bianco e smunto di Rublev come se si avviasse al Golgota. Al martirio. Condizioni meteo fuori controllo. Il fabbro ferraio di Mosca ha chiesto più volte l’intervento del medico per farsi auscultare i polmoni e farsi dare specifici inalatori per le difficoltà respiratorie. Impressionante la tigna di Medvedev punto a punto. Un vero cyborg ad alta tecnologia col la cera da cummènda d’altri tempi. L’aplomb da funambolo navigato. L’occhio clinico. I capelli sudaticci che paiono attaccati con un mix di coccoina e brillantina Velca. Alcaraz è parso un po’ in smottamento nei primi game contro Zverev, si guardava in giro e cercava di calibrare il suo dritto in open stance con braccio bionico e vena aurina in piena. La palla di Zverev è dotata di un po’ di lift, appena lavorata. Il rovescio va via che è un piacere, molto bene incrociato, ma riesce a cambiare in lungolinea portando spesso i giocatori a sbilanciarsi. Medvedev, a differenza di Zverev, sta un po’ troppo indietro e le sue uncinate piatte sono meno percentuali  rispetto al tennis di Zverev. Dovrà fare due passi avanti contro lo spagnolo, pena troppi spostamenti inutili. Se riesce a gestire il gioco appena più avanti e a servire 3 prime su 4 almeno, può mettere in difficoltà lo spagnolo. Gli togli il tempo e lo carichi di chiodi sibilanti. Il fabbro ferraio di Mosca, fa abbastanza impressione, ma anche Alcaraz non scherza. Il russo è più filosofo degli automi, è una sorta di Von Neumann, del quale ricorda anche qualche sparata goliardica. L’altro è più alto funzionale tendente alla maniacalità. E’ spesso ricorsivo e a tratti maniacale, lo spagnolo. A tratti rischia l’overflow. Un fisico che vale quello di 2 tori è chiaramente favorito, ma è una partita incerta. Non diamo percentuali. Potrebbe succedere di tutto qui. Io dico Alcaraz in finale, ma il russo è pericoloso se riesce a imbroccare una giornata giusta. E sta giocando bene.

Shelton B. vs N. Djokovic (2)*: Si era scritto che ora Djokovic avrebbe avuto a che fare con l’America che tira forte è non ha paura. Shelton è il prototipo del giocatore moderno, che tira fucilate sulle righe da posizioni impossibili, financo su un set point nel tie-break del terzo set. Se avesse perso quel singolo punto e quel tie-break con Tiafoe, molto probabilmente sarebbe risultato per lui letale. Un Djokovic che nei quarti ha estromesso Fritz, ma è parso nervoso in vari tratti del match. Soffriva il caldo e sudava molto (Djokovic così sofferente e impaziente si vede poche volte). Nel terzo set ha battibeccato col pubblico più volte. Solo un Fritz (attenzione si parla di un professionista nei primi 10 da tempo) che ha commesso più di 50 errori gratuiti e ha fatto pena coi suoi due colpi migliori (servizio e dritto), ha permesso al serbo di chiuderla abbastanza veloce. Il Djokovic visto con Fritz è parso un po’ appannato e nervoso. Se il match fosse andato avanti ci sarebbe stata partita. Avrebbe probabilmente prevalso il serbo, ma si poteva avere quantomeno un po’ di spettacolo e 1 ora e 30 in più di match. Fritz che giocava in casa coi favori del pubblico, purtroppo è risultato molle e inconsistente per tutto il match. Una figuraccia. E ripeto, è un professionista navigato, da tanti anni, che sul cemento gioca come nel campo di casa. Shelton è l’inverso di Fritz. Da poco sul circuito professionistico, quando c’è da chiudere, chiude le partite. Gioca a viso aperto. Ha dei passaggi a vuoto, chiaramente, ma non ha paure. Anche questa, come quella con Fritz è una partita di contesto. Qui il pubblico potrebbe esaltarsi essendo un match che potrebbe durare più di 3 set. Se va verso il corpo a corpo, Djokovic potrebbe accedere ancora a squilibri nervosi, non riuscendo a venire  a capo della questione nel breve. Si è capito che il serbo non vuole spendere energie o andare oltre il terzo set nel match con Fritz. Ma con Shelton, forse è inevitabile che debba fare un po’ di fatica in condizioni di caldo-umido che lui patisce. Venerdì forse migliorano le condizioni a NYC. Attendiamo. La miglior risposta del circuito contro uno dei migliori servizi del circuito. Nei 5 match sin qui disputati Shelton fa il 67 % dei punti con la seconda di servizio e 75% con la prima, in media nei 5 match. Spesso rischiata o fuori controllo. Ciò vuol dire che se tirasse anche meno forte il servizio, ma lo piazzasse cercando meno la violenza distruttiva e distopica, potrebbe ancora limare verso l’alto quelle percentuali. A tratti esce sblianciato dal servizio e magari fa qualche errore di foga nel colpo successivo. Mentre Djokovic che ha un servizio molto meno performante a livello di velocità e rotazioni, è intorno al 70% di punti sulla seconda e al 76 % con la prima. Djokovic usa il servizio in maniera più intelligente, le medie sono più alte di un punto sulla prima e di 3 punti sulla seconda. Ivanisevic insegna. Girare intorno a questi numeri vuol dire fare, a seconda dei casi, tre punti su quattro quando si mette la palla in gioco col servizio: o seconda o prima non fa differenza. In questo caso non ci sono precedenti. Per me sin dall’inizio Djokovic era favorito per arrivare alla finale. Le temperature e l’umidità insieme al catino caotico di NYC potrebbero innervosire un po’ Djokovic, anche se l’ho visto molto sicuro nella spinta da fondocampo. Profondo e abbastanza centrato. E’ una partita che comunque va giocata. E’ probabile che Djokovic riesca a far giocar male Shelton, che ha il vantaggio di non aver paura. Se spara un doppio fallo, ne fa un altro subito dopo, ma poi ti annulla il set point chiave del match con una mazzata mancina che prende mezza riga. Nel tie-break. Carica istintuale di Shelton vs metodicità e ragionamento di Djokovic. Se il pubblico urla forte e Djokovic se la prende potrebbe esserci match. Potrebbe esserci match, dico. Ma Djokovic rimane favorito. Gaudio, Ivanisevic e Kuerten osservano per capire se ci possano essere gli estemi per un colpo di coda improvviso e un default neuronale da parte del serbo. Difficile.

Finale Alcaraz vs Djokovic. Tra le due partite asterisco quella di Shelton e Djokovic. Giusto per chi vuole metterci un ghello. L’altro è proprio sfavorito dagli allibratori.

A risentirci.

Piacentini Gianluca.

Postato il 7-9-23 alle ore 16,00

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