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Djokovic forza la gravità e tenta di flirtare con la storia.

Oggi vi racconto di come Djokovic ha forzato l’aurea immateriale e la forza bruta del pluridecorato di Manacor.
Non vi tedierò con trattati e corollari, ma cercherò di descrivere cosa è successo nella testa del serbo e partirò da quel tardo pomeriggio dell’autunno 2020. 11- ottobre –2020 per la precisione.
Sono le 17.51. Nadal si concentra fino a sfiorare il cut-off dell’orologio e serve uno slice imprendibile – da sinistra, in sicurezza – , una biscia velenosa e si inginocchia piangente a terra. Sono le 17.51 e davanti a pochi spettatori annoiati si passa in pochi minuti alle solite dichiarazioni di circostanza.
Più tardi, Djokovic, in conferenza stampa dirà che Nadal lo aveva sopraffatto, che non c’era la maniera di fargli il punto.
Un mese prima, il 6 settembre 2020, Djokovic viene estromesso dagli US open a New York. Condotta antisportiva, si dirà.
In quella circostanza Djokovic disertò la conferenza stampa e disse poi queste parole : “Dopo la squalifica, ho bisogno di ritornare e lavorare sulla mia delusione, trasformando il dispiacere in una lezione per la mia crescita ed evoluzione come giocatore ed essere umano”.
Facciamo ora un passo in avanti e torniamo ai quarti di finale del Roland Garros 2020. 8 ottobre. Carreno sfida Djokovic. Alla fine del match qualcuno scrisse queste parole: “ Di fatto il match è girato poco dopo un Medical Time Out chiesto da Djokovic per un trattamento nella zona del collo”. Djoko vinse in 4 set. Carreno, senza Busta, piccato dichiarò : “Lo stretching continuo e il tranier? È normale, lo fa sempre. Probabilmente da un anno a questa parte fa sempre così quando ha problemi sul campo. Non so, magari è per la pressione o è qualcosa di cui ha bisogno. Però continua a giocare normalmente. Non so se ha davvero dolore o è una cosa mentale. Chiedetelo a lui”. In spagnolo poi rincarò la dose: “Ogni volta che la partita si complica, chiede MTO. Lo fa da molto tempo. Lo sapevo già. Sapevo cosa sarebbe successo agli US Open, sapevo cosa sarebbe successo qui e cosa continuerà ad accadere”.

Djokovic finisce il 2020, in pieno covid, con il dilemma di due batoste pesanti. Lo ritroviamo vincente domenica 21 febbraio 2021 a Melbourne, AUSTRALIA.
Dall’altro lato della rete questa volta c’è Medvedev. Finisce 3 set a 0, Djokovic. Partita fastidiosa per il fatto che un giovane dalle buonissime speranze perde in velocità e agilmente, senza applicazione punto a punto. Solo lamenti e tenebre neuronali.
Una brutta finale, dove niente di interessante accadde e, dove la sintesi banale fu, da parte mia, questa : “nuove generazioni latitanti e senza attributi” .
Quella Domenica di Febbraio, però, Djokovic aveva già metabolizzato tutte le precedenti sconfitte e, in un dominio fatto di pensieri positivi e di nuove speranze, guardava oltre. Guardava oltre, mentre intorno a lui, tanti giocatori erano completamente spaesati dal caos creato dal covid; la programmazione diventa difficoltosa, gli stadi sono vuoti, qualcuno (vedi Thiem) sbarella e finisce in depressione. Altri hanno perso la tigna e li abbraccia lo sprofondo.
Djokovic, invece, è centrato già sul 13-Giugno. Controllate bene la data. E’ domani. La finale è ancora quella del Roland Garros. L’anno il 2021. Da qualche mese Djokovic è sceso a patti con sé stesso, con le sue nevrosi e le sue paure. Riesce a vivere in famiglia cercando tranquillità e, contemporaneamente, in qualche pomeriggio tattico insieme a Vajda studia Nadal. Studia la ‘vendetta’ per la stesa subita mesi prima. Non ha la foto di Nadal in cameretta, ma ha la voglia incrollabile di riprendersi una rivincita senza sconti. Pulita. E soprattutto sa e introita che il tempo passa e, per alcuni, è passato in maniera più usurante rispetto ad altri.
E uno a questo punto potrebbe chiedersi: “ma davvero c’è questo attaccamento così maniacale ai ricordi, alle sconfitte e a possibili rivincite da parte di questi giocatori?”. Per 2 o 3 giocatori che hanno segnato 2 epoche, sì. Diventa una questione di vita o di morte.
Ecco che arriviamo alla sera del 9 giugno 2020. Sono i quarti a Parigi e Djokovic sfida Berrettini. C’è un solo confronto diretto che risale al RR delle ATP Finals. Partita filata via veloce. Partita che dà poche indicazioni. Precedente che non vale.
Berrettini fa fatica, ai blocchi non stacca, sembra impacciato e poco reattivo. Serve troppo veloce e senza variazioni, dà ritmo a Djokovic. Sembra stendergli un tappeto rosso di vellutino. E’ in tensione emotiva e non riesce a imporre il suo gioco. Sul 3 a 1, Djokovic sputa su un segno buono di Berrettini che non gli permette di salire 4 a 1. Punto sanzionabile con un warning, ma nessuno vede.
Berrettini si ritrova in poco più di 1 ora sotto due set a 0. Qui, rompe la tensione e, grazie a un lieve calo di Djokovic (portato dal suo gioco), fa un passo avanti in risposta e inizia a servire come al cinema.
Porta la partita al “Taibro” e chiude con autorità nel terzo set. Djokovic, in un dominio di pensieri, tattiche, ricordi di pomeriggi passati con Vajda e la foto di Nadal sdrucita, non può accettare tale sgarbo. Deve assolutamente inventarsi qualcosa. Lo deve per quanto è tignoso. E’ visibilmente preoccupato, tanto da lanciare continui sguardi al suo angolo. Djokovic si è fatto Berrettini, nel senso che sembra Berrettini dei primi due set. Le parti si sono ora invertite.
Come si dice, si prosegue tenendo agilmente i servizi. Botta a botta, slice dopo slice, buco dopo buco (in terra). Fino al 3 a 2 Djokovic. Lì, per la regola assurda del coprifuoco (non applicata il giorno successivo per Djoko – Nadal) la corsa di Berrettini viene bloccata in un momento cruciale. Al rientro Berrettini tiene il servizio per un pelo e si prosegue fino al 6 – 5 Djokovic.
Lì, Djoko vede il flashback della foto di Nadal e deve inventarsi qualcosa per evitare il quinto. Avrebbe – probabilmente – vinto lo stesso al quinto. Ma non ci vuole andare assolutamente. Sarebbe follia criminosa finire al quinto. La sfida con Nadal è già apparecchiata e la vendetta deve essere consumata come nei migliori cinema. E infatti si inventa un cinema fatto di urla e calci, chiaramente diretto a interrompere la serie positiva di Berrettini. A impaurire l’arbitro e a destabilizzare completamente Berrettini che non la butta più. Passa abbastanza inosservata questa cosa, ma le scorrettezze andrebbero sanzionate. Con fermezza. L’obiettivo (sanzione o no) è raggiunto. Berrettini fa le valigie e Djoko ha il pranzo pronto e la tavola apparecchiata per il giorno seguente.
L’analisi della partita con Nadal ve la risparmio. Djoko ha disinnescato completamente Nadal, con una tattica preparata da mesi che poteva anche non funzionare (non era detto, con sicurezza). Ha aspettato un set e ha continuato a crederci. Da lì, Nadal ne ha viste poche sul dritto. Sulla diagonale dritto – rovescio spesso finiva fuori dal campo. Ha smorzato anche il gioco con palle alte e profonde. Lo ha portato in un dominio di incertezza globale.
La sicurezza con la quale Djokovic ha affrontato il match con una tattica precisa e molto intelligente, ha chiuso Nadal dentro un vicolo cieco e lo ha traumatizzato. Nadal traumatizzato?!?!! Sì, nel suo salotto. A casa sua.
Qualcuno potrà obiettare che se Nadal chiudeva sul set point il terzo era altra storia. Probabile, ma non lo sappiamo. Lì, sul set point, Djoko ha piazzato una smorzata a là Laver e ha spento la luce definitivamente.
Luce già instabile dopo la volée sbagliata a campo aperto da Nadal.

Tutte le armi che aveva a disposizione Djokovic le ha usate e, nulla ieri poteva far presagire qualcosa di diverso. Dopo i primi game del secondo set, ho iniziato a pensare che per il maiorchino non era giornata.

Djoko, però, non ha completato l’opera. E così domani sfiderà la bellezza. Quella vera. Il tennis classico del greco Tsitsipas.
Prima dei quarti, ho scritto un messaggio ad amico dove dicevo : ” il più vicino a Nadal e Djokovic sembra Tsitsipas che andrà in finale”.

Per gli esteti classici, domani è probabile una giornata di sofferenze . Speriamo, almeno che, questa volta, Djokovic, se deve “uccidere” lo faccia con correttezza. Senza nevrastenie. Non siamo ai combattimenti tra galli.

Il pronostico qui sotto.
Premessa.
Una considerazione va fatta: Djokovic potrebbe avere poche energie nervose dopo aver battuto Nadal in semi. La fatica che è costata l’applicazione di una tattica punto a punto, lo smollare il gioco per tutto il match anche col servizio, il fatto di cambiare le diagonali, potrebbe portarlo un po’ fuori giri oggi. Oltre al recupero delle energie fisiche. Se poi si aggiunge la gestione della pressione di voler fare il Grande SLAM. Non sappiamo come vive lui questa storia. Sono tutti punti a sfavore.
Guardando il tennis prodotto dai 2 dico Djokovic in 4 set. Possibile un quinto se salta un microchip. Quinto pericoloso per il serbo.
Dopodiché,faremo il tifo perché un cigno nero tiri fuori il suo collo lungo e mandi tutto in vacca. 😊
Ogni individuo è un universo complesso. La Fisica Randall scrive:” per riuscire a vedere le cose bisogna riuscire a guardare, e sapere come guardare”, riferendosi all’universo.
Riuscire a guardare (anche dall’esterno – come ha fatto il suo avversario) e sapere come! Questa è l’unica tattica da consigliare a Tsitsipas per domani. Sempre tenendo a bada l’universo di emozioni che dovrà contrastare. Controllo delle emozioni e visuale sul tempo che passa saranno fondamentali per scardinare il serbo. L’età è dalla sua, mentre l’esperienza è del serbo. Tenere il campo e tenerlo in campo.

Piacentini G.

Postato alle 19:25 del 12-6-2021.

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