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Masters 2021: Padre Djokovic e i 7 figli alla rincorsa edipica della Dea Vittoria.

Nella passeggiata degli 8 in foto si vede chiaramente che Djokovic è come un padre che accompagna alla S.a.t. dello Sporting Torino i 7 figli. 😊

Peccato per Sinner. Dopo una lunga cavalcata nel 2021, che lo ha portato al numero 9 del ranking mondiale (ora è nuovamente uscito dai 10), meritava qualcosa in più. Si è notata la stanchezza mentale e fisica. Inesperto nell’affrontare qualche impasse che può capitare: vedi Tiafoe a Vienna. Esperienze formative. Ha solo 20 anni. Lasciamolo lavorare. Ha dei margini di miglioramento pazzeschi a livello tecnico – tattico.
Parso poco reattivo e monocorde contro Alcarezza. Una carezza in un pugno. Lo spagnolo accarezza la palla quando smorza e disastra il contesto con i fondamentali. Lo forza alla sua volontà. Dei diretti alla figura che stendono. Anche in difesa, lui contrattacca trovando angoli assurdi. A me non piace proprio per nulla. Ma sarà altra figura di spicco nei prossimi anni. Purtroppo. Qualcuno ha accennato al fatto che sarà idolo delle folle. E, ma infatti, il mondo sta andando in rovina.

E poi, fa parte di quella pletora di giocatori della scuola spagnola, a cui i coach non regalano nulla. Ve lo ricordate l’aneddoto di Ferrer chiuso nello sgabuzzino dal suo coach a “pane e acqua”. Alcaraz che forgia la sua tigna e canalizza la sua rabbia con allenamenti maniacali. Ore e ore sul campo. Mangia sul campo. Dorme in un prefabbricato di 25 metri quadri. In Spagna li abituano a guadagnarsi tutto, millimetricamente, sin dall’inizio. Diventa una lotta alla sopravvivenza e niente è scontato.
E’ un tipo di impostazione anche quella. Vieni messo alla prova anche con tecniche da caserma. Se ne esci vivo e integro, sei pronto per scalare il ranking.

Sinner è fortunato. Ha in coach Piatti una sicurezza per una traslazione in un dominio internazionale. Già avvenuta. Piatti gli ha dato quella sicurezza per guardare oltre i confini patrii e pensare in grande. Entrare nei 10 a soli 20 anni è da fenomeni. Ma la questione va trattata con delicatezza. Un giusto equilibrio tra la gestione mediatica in Patria e il processo di internazionalizzazione del giocatore. Piatti in questo è perfetto. Lo consiglierà a dovere. Crescerà tecnicamente in tutto. Ascolta e mette in pratica, Sinner. Ha ancora tanto da imparare a livello tecnico, all’interno di quel dominio delle variazioni di gioco. Smorzare il gioco, interromperlo. Preparare il terreno per entrare e devastare con i due fondamentali. Ci arriva veloce. E’ tra quelli più talentuosi nell’anticipo. Ma non deve rimanere anticipo a fondo perduto.
Contro il ‘Frangia alto funzionale’ , Alcarezza, Sinner ha giocato in maniera prevedibile, finendo per dare troppo ritmo al tutto. Con uno che corre come al galoppatoio di San Siro e difende come Nadal dei tempi migliori. Non difende solo, arriva bene sulla palla e incrocia sia di dritto che di rovescio, creando situazioni in cui l’avversario si trova di colpo in curva o a dover smollare il gioco.
Credo che Sinner, sia però arrivato un po’ stanco. Ha scontato la fatica dell’ingresso nei 10 che gli ha portato notevole dispendio di risorse psichiche ( è parso un giocatore arrivato a un traguardo senza più la testa per stare concentrato sulla Race per il Masters). Ci sta perdere con Alcarezza perché anche lui diventerà fortissimo. Lui dice che non gli piace essere paragonato a Nadal (vero, è diverso sotto tanti aspetti), ma preferisce Federer. E qui, avendo 18 anni, esce dal seminato e bestemmia. Questa è blasfemia carissimo Frangia. 😊

Djokovic è tornato. A Parigi Bercy lo abbiamo visto in forma discreta. Il segreto di Djokovic è – come già analizzato nei precedenti pezzi – il fatto che gli piace giocare. Vive per il gioco. Per Djokovic il rettangolo di gioco è un campo di divertimenti. A Djokoland tutto è possibile. Djokovic, calca il campo in primis per la sua passione verso il gioco e la tattica di gioco. Non sottovalutare mai per nessun motivo il Goat del Cervelli. Mai.
A Bercy ha avuto un cammino fortunato, ha giocato poco, e ha evitato la Torcida francese nel match con il padrone di casa Monfils. Graziato sul 5 parti del tie-break nel terzo set da 2 errori fuori controllo di Hurkacz che si è sciolto. Sul 5 pari ha pensato a cosa stava succedendo e si è disunito. Un dritto facile e una volée sciagurata hanno regalato il match a Djoko. Che vive su queste sciolte improvvise.
Questa la conversazione con Neuro Ivanisevic qualche ora prima della finale con lo scacchista russo:
Ivanisevic : “sai benissimo che quelli si allenano su due campi contigui. Di solito prenotano due campi e Medvedev risponde 4 metri fuori. Va a rispondere anche nel campo 2. Per i russi abituati a distese sterminate è normale sparire dal campo a tratti. In caso non reggessi la questione da fondo per via di poca confidenza nei colpi di rimbalzo (Djoko era fermo da mesi), usiamo il piano due. Tu lo butti fuori col servizio che ti ho insegnato. Lo butti sempre più fuori. Lo tieni sotto scacco in maniera permanente. Dobbiamo comandare. Tu non sei uno che può farsi dirigere da uno che gioca a scacchi. Mica è un pensatoio o una tavola rotonda all’Aspen Institute. Qui noi facciamo sul serio. Tu hai bisogno del gioco dinamico e di divertirti a scardinare le dinamiche altrui. Vai e fallo se necessario. Uccidi il ritmo, sovrasta la scena. Lo puoi fare ”.
Un servizio ad uscire quello di Djokovic che non è un vero e proprio slice con la palla colpita a ore 3 del quadrante. E’ detto “la Parabola del Santo Ivanisevic”. Una sorta di Parabola con poca rotazione kick che passa alta e scende di colpo a uscire. Inarca in modo accennato la schiena, il serbo. Ti butta fuori fuori in fondo. I due l’hanno tagliata su misura per Medvedev che continuava ad uscire sempre più dal rettangolo. E’ pane per Djokovic questo tipo di sistema e di ribaltamento delle forze in campo. Tu mi pialli da fondo, ma io trovo le contromisure per farti giocare male. Perfetto, il serbo. Il Goat dei Cervelli in agguato.
A Djokoland c’è tutto: divertimento, gioco pulito, sporco, tatticismi esaperati. Disegno del rettangolo con righello e squadra. Tecniche di respirazione diaframmatica rilassata. Domini di incertezza versus stile vendicativo e improvvisazione. Teatrale ma efficace. Pur sempre gioco. La vita è gioco. Giochiamo ma dirigo io. Se partiamo da questo presupposto tutto il resto vien da sé. Djoko sta bene nel torneo dei maestri.
Possibile che gli piaccia anche questa formula che a me non piace. Il tennis è sport a eliminazione diretta e virerei su un sistema a 16 giocatori su tabellone classico con finale 3 su 5 (Stile Grand Slam Cup dal 1990 al 1999). Perché anche la formula si presta a giocare. A fare uscire tatticamente avversario dal round robin . A vincere il torneo anche se si perdono match nei gironi, battendo in finale uno che ti ha battuto nei gironi.
Anche io preferisco l’eliminazione diretta. Nei tornei non puoi fare tatticismi sulla pelle di altri o perdere ma rientrare dalla porta di servizio. Dopodiché sono gusti. A molti piace.

I due gironi che apriranno le Finals sono così assortiti:

Gruppo Verde
Novak Djokovic, Stefanos Tsitsipas, Andrey Rublev, Casper Ruud.
Gruppo Rosso
Daniil Medvedev, Alexander Zverev, Matteo Berrettini, Hubert Hurkacz.

Ad una prima analisi veloce – serve a poco – , Berrettini deve battere uno tra Medvedev e Zverev e cercare di prevalere su Hurkacz che è dietro di lui in classifica. Insomma non è una passeggiata. Si potrebbe supporre che se fosse stato nel girone di Djokovic, poteva arrivare secondo visto lo stato di forma di alcuni giocatori nel girone verde. Ma nella realtà sono tutte partite difficili. Non è assolutamente detto che la questione si risolva in maniera lineare. Nel gruppo verde, ad esempio, tranne Djokovic che dovrebbe qualificarsi come primo o secondo, gli altri tre sono tutti papabili. Meno sorprese dovrebbe portare il gruppo rosso, dove Medvedev e Zverev dovrebbero passare. Più sicuro Medvedev. Su Zverev qualche dubbio c’è.
Questo è un torneo particolare, dove le sorprese in passato, alle volte, ci sono state e dove non possiamo pensare che vada tutto in maniera lineare. Anche Hurkacz, in quel girone, due su tre, è una mina vagante.
Berrettini è numero 6 e deve iniziare a far valere il peso dei risultati ottenuti negli Slam e il peso di due colpi duri e massicci nella combinazione servizio-dritto che sul veloce (“Greenset” blu la superficie – www.greensetitalia.it – velocità medio-alta a Torino e rimbalzo di palla ottimale) possono dare fastidio. Deve pensare di non essere chiuso con nessuno. Entrare positivo. Giocare rilassato e non essere prevedibile. Pur se la formula è quella del round robin, bisogna giocare come se fosse a eliminazione diretta. Alla morte tutti i match. Non fare conti strani.
Il gruppo rosso è abbastanza tosto. Giocano tutti bene e sono abbastanza centrati. Santopadre in un intervista rilasciata oggi ha detto che Berrettini è pronto; hanno testato terreno e tutto il resto. Le condizioni sono ottimali, conclude.

Nei precedenti pezzi avevo evidenziato quelle che sono le pecche del giocatore e dove a mio parere avrebbero dovuto migliorare. Parliamo comunque di giocatori arrivati. Fissi nei primi 10. Sarebbe un peccato non vincere qualcosa di importante, ma per farlo occorre ulteriore salto di qualità.
Lavorare duro e cercare di migliorare dove ci sono margini. Il rovescio di sicuro, la mobilità generale e la velocità- reattività in risposta un po’ più difficile. Anche all’uscita dal servizio. Ma con l’applicazione qualcosa si può tirare fuori ancora.
Poi sta tutto nel trovare la quadra a livello psico-fisico per un tot di tempo. E avere un po’ di fortuna. Io intendo per poter vincere un torneo dello Slam. Medvedev, Zverev etc sono fortissimi, ma non sono dei fenomeni fuori tiro. Ti lasciamo fare, hanno qualche passaggio a vuoto in stagione. Dietro a Berrettini stanno però crescendo dei buonissimi giocatori. Continui e pericolosi. C’è ancora un Djokovic che non sembra voler abdicare al ruolo di catechizzatore efferato. C’è il ‘Frangia alto funzionante’ che in due anni arriverà aggiungendo del buon tritolo alla vicenda. Insomma non c’è tempo da perdere e bisogna focalizzarsi sull’obiettivo e dare tutto in questi 3-4 anni . Portare a casa un Major sarebbe impresa. In Italia farebbe la storia. Non è scontato, però.

Tra questi 8 giocatori, non c’è nessun talento naturale puro da dna embrionale (a livello tecnico e di anticipo naturale). Più o meno sono tutti costruiti a livello di gioco. Chi più chi meno non vive di “rendita” per nessuno motivo. Tutti grandi lavoratori, alcuni vivono come Berrettini su una combinazione di 2 colpi. Djokovic ha testa, tenuta mentale e precisione. Medvedev ha profondità e regolarità. Servizio potente e angoli. Zverer ha regolarità da fondo colpi precisi e un buon servizio. Hurkacz fa un po’ tutto bene. Anche per lui il servizio è fondamentale. Ruud sta migliorando molto nella spinta, ma è fondamentalmente un regolarista. Rublev è un picchiatore con qualche pecca nella tattica e nella continuità. Tsitsipas gioca bene dappertutto, ma è prevedibile. Tutto troppo pulito. Tatticamente rivedibile.

Il gioco è profondamente cambiato. La velocità non dà spazio al pensiero. E’ un tennis dove bisogna trovare una dimensione più a là Djokovic. Imitare Djoko nell’approccio alle partite. Paradossalmente per disinnescare tutti questi giocatori bisogna sorprenderli, studiandoli. Giocano più o meno un tennis simile. Fatto di potenza e prevedibilità. Ma il serbo ha dimostrato che mischiando le carte e variando il ritmo con trovate sempre differenti puoi stare al passo. Vale per Sinner e per Berrettini la storia. Non farsi prendere dalla fretta e, a costo di perdere qualche partita, cercare anche strade diverse a volte. Vince chi esce dallo schemino corri e tira senza varianti, che nel tennis odierno è dominante. Più che la violenza va usata la tattica e vanno adottate variazioni in ogni singolo match. Vestire l’avversario con tagli della sua misura. Oggi va così. Una volta nei 10, per portare via dei titoli Major devi variare. Devi uscire dalla ‘comfort zone ‘ che ti fa sedere e ti porta magari a impigrirti non lavorando sulla tua parte più debole. Una volta lì, devi ancora fare un salto notevole. C’è il rischio di sentirsi appagati. A 20 anni Sinner magari era appagato entrando nei 10 e si è sgonfiato un po’ a fine stagione. Ma è un fenomeno mai visto. Salirà ancora.

Piccola parentesi.
Come Federer c’era solo lui. E’ in un altrove inarrivabile quanto a facilità di gioco e a classe. Indipendentemente da quello che ha vinto e dalle tante partite perse che poteva vincere. Probabile venga superato da Djokovic per numero di Slam, 1000 Atp, record di vario genere, ma rimarrà sempre nell’immaginario degli appassionati come colui che ha forzato alcune leggi del tennis e tutti i manuali della tecnica. Colui che a volte steccava qualche palla per via di una tecnica che non esiste in natura. Le traiettorie in arrivo dovevano essere conformi al suo modo di giocare e non l’inverso.

Cosa succederà nel girone di Berrettini?
Con decisione dico che i due sicuri o quasi per le semifinali sono Djokovic e Medvedev. Il resto, a fine anno, è incertezza. Nel girone potrebbero passare Medvedev e uno tra Hurkacz e Zverev come seconde linee.
Hurkacz – Zverev è partita interessante per capire. Berrettini gioca in casa e questo è piccolo vantaggio (ormai ha esperienza), però negli ultimi tempi ha avuto qualche problema. Manca continuità anche a causa di qualche infortunio. Dovrebbe, a freddo, partire bene con Zverev e allora si apre spiraglio. Se rompe il ghiaccio all’esordio con Zverev (partita comunque equilibrata) può passare. Possibile. Vediamo.
Quello purtroppo è un girone di 3 agguerriti che stanno giocando abbastanza bene. Ma non è detto, via.
Nel girone di Djokovic, invece, lui è il ‘favorito’ per il primo posto (forse secondo). Gli altri tre al momento potrebbero – alla pari – ritagliarsi un posto come secondi qualificati. Tra Ruud e Rublev il possibile secondo. Djokovic come ‘primo’ e poi uno tra Rublev o Ruud. Tsitsipas deve ritrovare un po’ di confidenza . Ma in questo girone dietro a Djokovic tutto è possibile.
Io purtroppo non digerisco la formula. I due round robin annoiano. Creano caos e calcoli inutili. Poca linearità con intoppi.
Alla fine la chiave del successo è quella che ha impostato Djokovic: entrare e divertirsi. I 7 figli entrano in campo – anche con più colpi di Djokovic -, ma in certe fasi del match non riescono a esprimersi per una questione emotiva. Il tennis è tutto qui.

Ci risentiamo per pronosticare il pronosticabile: le semifinali.
Buona visione.

Piacentini G.

Postato il 13/11/2021 alle 13,00

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