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Roland Garros: Musetti migliorerà col tempo. Djokovic e la serenità di chi ha meno da perdere.

Sul match Musetti vs Alcaraz: a prima vista l’atmosfera era ammantata da una tinta panica che si sposava a luci e ombre, rendendo complesso il vedere in profondità dentro la questione. Un piccolo insetto volava, sì basso, per paura di vuoti d’aria improvvisi o di traiettorie imprevedibili. Avvertiva la possibilità di proiettili volanti. Artificieri nella posizione dei giudici di linea. Alcaraz è uno di quelli affabili fuori dal campo, ma a stretto giro diventa cattivo, ostinato, imperturbabile quando ce lo si trova di fronte. Tra i due una differenza netta riassunta in due parole: essere o apparire.  Nella loro ricorsività sociale, sempre presenti. Qui deve andare incontro ad Alcaraz, Musetti. Deve fare un passo verso. Servirà per colmare posizioni nel ranking. Tra i due sono intorno a 20. Per colmarle bisogna scendere a compromessi con se stessi e il proprio carattere e non è detto che questa storia sia poi a lieto fine. Ma non aver paura di provarci. Non avere paura di dire ci ho provato, ma ho fallito.

Alcaraz è categoria sorridenti, ma non dimentica le sconfitte. Le lega al dito e ne fa tesoro. Migliora. Quell’inferno di passione che ha dentro, fa tutta la differenza tra lui e i comuni mortali che tentano di intuire qual è la via. Musetti non sarà mai Alcaraz. Il segreto non è inseguire la brutalità mettendo su fisico e migliorando la resistenza e, quindi, andando nella direzione sbagliata. Alcaraz da quel lato sarà sempre più forte e ingiocabile. Il segreto è migliorare di più sul piano tecnico, tattico e mentale. Quindi imparare la strategia per tentare di colmare tramite l’intelligenza tecnico- tattica il gap  di forza fisica. Federer , citato da Musetti, fece un passo avanti per disinnescare la diagonale dritto- rovescio versus Nadal. Lo imparò osservando, un po’ in ritardo, ma l’osservazione è fondamentale. Dai piccoli particolari di qualche frame si traggono spunti interessanti. Non inseguire l’utopia in un campo dove l’altro è 100 volte più forte.

L’inferno di passione che Alcaraz ha dentro di sé, si irradia anche all’esterno. Lui irradia e gli altri fuori, vivono in una bolla intrapsichica. Alcuni vivono male il dover essere lì di fronte a una montagna apparentemente inalienabile. La bolla intrapsichica dalla quale ti svincoli quando 2 set sono evaporati. Succede sempre così.

La partita così diventa una sorta di esecuzione sommaria. Musetti viene “gambizzato” con un fucile. Il parlare, da parte di Musetti, in una pausa tra un punto e l’altro di “occasione sprecata”, fa parte di un eccesso fuori luogo e di poca umiltà. Cercare di vestire i panni di una persona normale e da li iniziare a giocare. Prima lo si impara e più si riesce a sfruttare le proprie potenzialità, in un campo come quello del tennis che è la cartina tornasole più nitida di un libero mercato in ‘concorrenza’. Musetti, purtroppo, nell’epoca odierna, ha l’handicap del rovescio a una mano. Bisogna, come dicevo tempo fa, proteggerlo e quindi giocarlo variando o proponendolo slice. Per proteggerlo bisogna tentare di migliorare ancora il servizio e il dritto. Allenare la velocità.

Ecco che, allora, ora, si può arrivare a capire di più del match tra Djokovic e Alcaraz. Qui torniamo al discorso tra l’essere e l’apparire. Qui c’è ancora un gap a favore del goat dei cervelli. Quanto è importante essere se stessi e quindi liberi. E’ fondamentale.  E Djokovic sta ancora a un livello sopra Alcaraz. Perché è un essere pensante e libero nel modo di pensare. E’ uno che infastidisce per certe posizioni fuori quadro. La partita tra Djokovic e Alcaraz è una sorta di passaggio di consegne. Mentre Charlie Carezza, è un bimbo molto istintivo (20 enne, ma già notevole), Djokovic ha un’intelligenza che spazia a 360° gradi. E’ curioso e questa curiosità a 360 ° l’ha traslata nel suo mestiere, sottoforma anche di qualche mania. Senza rinunce a segmenti del proprio io, non può esserci quella continua lotta interna che è l’essenza primordiale dei campioni. Quelli che vincono tanto, si intende. Questo match, a livello di potenza nell’impatto non avrebbe storia, anche perché le condizioni delle palline, campi etc sono a favore della brutalità e del dominio potenza-forza. A 36 anni Djokovic non può competere sotto questo piano. Se fossero solo pallate per ore, non ci sarebbe storia. Djokovic, entrerà in sintonia con se stesso, percorrerà la strada dell’umiltà, si plasmerà in un intorno dell’avversario e cercherà di appoggiarsi traendo forza dalla forza altrui, sapendo che potrebbe essere a tratti difficoltoso contenere l’esuberanza atletica dello spagnolo. Giocherà la sua partita col servizio, con le prime. Quelle che gli ha messo in mano Ivanisevic. Quelle con cui dovrà ottenere  punti più corti. Giocherà così il suo tennis pulito e millimetrico stampando la palla in qualche fazzoletto a strapiombo di una riga. Se ne avrà possibilità. Avanti nel campo. Non farà gratuiti se non indotti dalla potenza altrui. I doppi falli tipo Shapovalov non si vedranno qui. Per Djokovic il tennis percentuale è stato ricorsivo per tutta la sua vita. Percentuale ma difficile, si intende. La profondità è difficoltosa. La profondità è fiducia nei propri mezzi. Alcaraz già campione, dovrà cercare di imporre il gioco col dritto, mentre per Djokovic tirare al centro a tratti è fondamentale. Centro e poi slice di rovescio sul rovescio di Alcaraz per poi entrare e chiudere stretto altrove. In un altrove immaginifico e complesso. Servire tante prime variando i tagli, con predominanza di prime stracciate sul rovescio di Carezza. Scendere qui, si può, con qualche serve & volley a sorpresa. Rune Docet (per disperazione è sceso in una finestra di match, ottenendo discreti risultati). Non perdere campo uscendo troppo sul servizio in kick dello spagnolo che usa bene gli angoli e le smorzate. Alcaraz non dovrà andare overflow col gioco. Spinto da fretta o dalla furia di chiudere. Se Djokovic terrà profondità di colpi e riuscirà a togliere ritmo e sicurezza al gioco basato sui due fondamentali sparati a potenza fuori uso, allora ci potrà essere partita. Alcarezza spara e fa un passettino avanti nel campo. Poi spara ancora, si porta 1 metro dentro e ti vede un po’ come il manichino guasto di Profondo Rosso. Ti smonta un pezzo alla volta. Ti porta fuori dalla frontiera efficiente togliendoti la voglia di provarci. Ecco perché la profondità dei colpi per il serbo è fondamentale. Statistica fuori campo: non dimentichiamo, comunque, che qui, su questi campi,  Nadal ha perso solo 3 volte su 115 match disputati. Di quelle 3 volte due da Djokovic (quarti di finale 2015, semifinale 2021). Quella della semifinale 2021 fu una vittoria tattica e di intelligenza fuori dal comune da vero stratega. Fu cinema in bianco nero. Gli anni sono passati e il picco pandemico ha tolto un po’ di smalto al serbo. Qualcosa. 36 anni sono un limite estremo. Ma questi qui ci hanno abituato a storie e ribaltoni fenomenali. Questa volta la bolla intrapsichica andrà forse gestita a tratti da Alcaraz (mah…) che dovrà dimostrare di essere degno erede per il passaggio di testimone. Io sin dall’inizio ho dato favorito per il torneo Djokovic. E secondo Alcaraz. Si tratta qui di un match pari. Adattarsi a condizioni di gioco non ottimali, a 36 anni, è difficile. Con queste condizioni non troppo veloci, il fisico è fondamentale. Alcaraz non essendo inferiore come gioco e potenza, può perdere solo per buchi di concentrazione e per poca esperienza nei momenti chiave. Su Alcaraz, altra questione, il fatto di aver vinto 4 Masters 1000 due su cemento e due su terra veloce (la più veloce, essendo in altura). Sempre a Madrid. Poi ha uno Slam sul veloce cementifero agli US OPEN. Può sembrare che Alcaraz sia portato a condizioni veloci da cemento o simili per come gioca a tennis. Però qui le condizioni favoriscono più lui per una questione fisica e di spinta violenta sulle palle. Dipenderà molto dalla profondità di Djokovic e dal fatto di non farsi tirare nella ragnatela degli scambi lunghi. Che però non ci saranno, perché Alcaraz ti sfonda veloce se prende piede. Due passi dentro e poi chiude anche venendo a rete, a tratti. Possibile scommessa (non giocherei vincente nessuno dei due): andrà over nei game (over 36.5 – 1,70 – 1,80). Io vedo Djokovic leggermente favorito (piccola percentuale, 51 a 49). Per me è ancora così, anche se potrebbe patire la brutalità sul lungo e non trovare profondità. Tastare la pericolosità di Alcaraz prendendo esempio dai primi due set con Tsitsipas, non credo possa dare indicazioni. E’ una forzatura. L’altro non ha giocato. Bolla intrapsichica. Appena si è messo a giocare e ha mollato la tensione, è andato al tie-break giocato poi malissimo. Ogni partita ha una sua storia diversa.

A livello di curiosità (però dico la verità, vado a memoria, non ho letto): dal 1982 in poi, qui a Roland Garros, Nadal ha vinto alla sua prima partecipazione, Wilander anche . Però Wilander nel 1981 vinse da Junior. Vinse Parigi nel 1982 a livello professionisti. Chang vinse alla sua seconda partecipazione nel 1989. Insieme a lui Kuerten che vinse alla seconda. La prima volta giocò le qualifiche. Vinse da numero 66 del mondo, Guga. Tutti gli altri dal 1982 in poi vincono dalla terza (raramente) in poi. Qui Alcaraz è alla sua quarta partecipazione.

Piccola parentesi: spettacolare la tecnica candelorum nel taibro del secondo set  da parte del goat dei cervelli. Goccioloni piovuti dal cielo, diretti in risposta, frantumano le certezze del russo Khachanov. Il gocciolone che cade dall’alto e subito dopo una bastonata a chiudere, ha svoltato la paginetta del match. La tecnica candelorum rispecchia la doppiezza di Djokovic. Sembra che sia fuori quadro, stanco, prosciugato tanto da dover giocare in difesa, ma subito aggancia la bastonata che risulta una presa in giro. Il russo, lì, in quel preciso momento, ha capito che era finita. Si fa vedere sottotono in vista di Venerdì, cercando di creare un clima particolare intaccando anche qualche certezza di Alcaraz che non sa bene chi si troverà di fronte.

Altra questione😊: in intervista concessa a giornalista francese, Ferrero, coach di Alcaraz, dice che: “oggi ci sono troppi tennisti che ‘distruggono il gioco’, non costruendo il punto. Colpiscono, colpiscono, colpiscono il più velocemente possibile per finire il punto.  Io volevo formare Alcaraz in altro modo.” Non si capisce bene a chi si riferisca, i primi 20 non credo (Musetti e Tsitsipas che a tennis giocano bene sono stati distrutti da Alcaraz). In generale forse lui si riferisce al fatto che non sono formati come invece lui forma Alcaraz. L’ego ipertrofico. Chissà cosa ne pensa di Marozsan, la zanzarina Ferrero. 😊 Mi sembra che anche il suo pupillo distrugga tutto. Che lo faccia costruendo qualcosa in più siamo d’accordo, ma la sostanza non cambia. Tira talmente forte che distrugge. Finire il punto senza troppo senso o finirlo con due passi dentro mandando tutti a stendere non cambia la sostanza. La risultante è che si tira troppo forte e il dominio diventa in modo preponderante dentro la terza componente quella atletica di forza fisica e di resistenza aerobica. Proporrei a Ferrero un cambio di regole a cominciare da attrezzi e palline. Evaderebbe altrove lo spagnolo. Dallo stesso carcere di Alcatraz dove sta iniziando a chiudere dentro parecchi contendenti(buttando le chiavi). Finché dura vivono di rendita. Insomma Ferrero, fa un po’ di confusione. La proiezione psicologica a volte fa brutti scherzi.

Da aggiungere che Ferrero ha litigato con Zverer, perché non arrivava puntuale agli allenamenti. La stessa concezione militaresca, da caserma, che fa digerire ad Alcaraz. Crescere a pane e tennis. Spero per loro che duri.

 

Buon proseguimento, Piacentini Gianluca.

Postato il 7.6.23 alle ore 11,30

Ps posterò pronostico semifinale bassa domani. Qui sotto.

Aggiornamento 8.6.23 ore 10,30:

Nella semifinale sotto è probabile che Ruud, il migliore dei 4 rimasti in termini di adattamento alla terra, vada in finale. Il ‘Piccolo Nadal’ è quello che ha il gioco più simile ai vecchi terraioli di una volta. Quel gioco che si deve usare qui sopra. Con un buon servizio e una buona visione tattica. E’ anche questa una partita difficile, ma il norvegese sembra avere più adattabilità a queste condizioni terricole. Considerato che per Zverev è un ritorno dopo l’infortunio e che risulta sempre un po’ titubante, parte leggermente favorito il Norvegese. 55% Ruud 45% Zverev. I precedenti sono 2 a 1  Zverev ma tutti fuori dalla terra rossa. Il bambinacci Danese Rune, in bolla intrapsichica per 2 set, giocava con delle dinamiche da veloce. Quando ha iniziato a capirsci qualcosa era tardi e ha prevalso l’esperienza di Ruud. Possibile su Ruud vs  Zverev una puntata a 1,60 Over 35,5 Game.

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